venerdì 5 ottobre 2012

Noi e le trivelle

Il possente movimento che, anche grazie all’infaticabile opera di Raffaele Vigilante, esprimerà domani, sabato 6 ottobre a Manfredonia, il No dell’opinione pubblica di Puglia e Molise (ma pensiamo sia anche molto più esteso) ai sondaggi della Petroceltic, ci vede presenti senza primogeniture e senza complessi. Non abbiamo politici da mandare in passerella, secondo una modalità che ha destato la giusta protesta del Wwf; siamo semplicemente lì dove è naturale che siamo, visto che la protesta contro questo scempio, attestata anche da documenti ufficiali, è da parte nostra anteriore persino alla nascita di Futuro e Libertà. Riteniamo che sarebbe un grave errore per i manifestanti di domani e per quanti vogliono un Adriatico libero da trivelle, cullarsi sugli allori e rilassarsi, all’indomani della sentenza del Tar che cancella l’autorizzazione ministeriale. 
La motivazione di questo provvedimento, pur salutare, non è tale da rassicurare: un vizio di forma può essere superato, e in ogni caso gli uffici ministeriali sono tenuti ad applicare le norme, perché diversamente si macchierebbero di abuso di potere. Per allontanare dall’arcipelago di Tremiti e da altri luoghi del nostro mare lo spauracchio di perforazioni devastanti per l’ecosistema abbiamo bisogno di imboccare la strada maestra di una conferenza internazionale degli Stati rivieraschi che definisca in modo chiaro un orientamento complessivo in materia di estrazioni off-shore. È un’iniziativa verso la quale si è già espresso favorevolmente il ministro Clini, che trova l’assenso delle Commissioni Ambiente, Energia e Pesca del Parlamento Europeo, per la quale i tradizionali rapporto di buon vicinato con la Croazia, la Slovenia, l’Albania e la Grecia possono favorire soluzioni sensate e rispettose. È importante, è fondamentale che il sacrosanto No alle trivelle che andiamo a scandire a Manfredonia si sposi e si intrecci con il Sì a soluzioni stabili e condivise. 
Ed è questo, non la passerella, il ruolo che compete ad una politica degna di questo nome.

di Fabrizio Tatarella

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