venerdì 5 ottobre 2012

Trasparenza e controlli in Regione, ma per Vendola è campagna elettorale


“Siamo ad un passaggio davvero drammatico della vita democratica del Paese, ciascuno è chiamato a dare un buon esempio. Mi si consenta di farlo in modo unilaterale, come un atto di responsabilità: io taglio il mio emolumento di altri 50 mila euro all’anno”. Queste le parole di Nichi Vendola in una lettera al presidente del Consiglio regionale pugliese Onofrio Introna annuncianti la decurtazione del proprio compenso. E spuntano immediatamente le prime polemiche. Dall’opposizione del Pdl l’accusa di essere una manovra elettorale: “Se, com’è praticamente scontato, dovesse candidarsi al Parlamento alle imminenti elezioni politiche, sarebbe chi gli succederà a pagare il conto della sua auto-propaganda”, accusa il vice presidente dell’Assemblea Nino Marmo, “alla sua indennità provvederebbero comunque gli Italiani senza alcuna decurtazione attraverso la Camera, se non il Ministero, di destinazione”.
Trasparenza, controlli di bilanci e risorse da affidare alla Corte dei Conti e una drastica riduzione dei fondi destinati ai gruppi consiliari come richiesto dal Governo centrale. La Puglia è già al lavoro: on line i bilanci di tutti i gruppi consiliari, rendiconto delle spese già al vaglio della Corte dei Conti e cifre a prova di fantomatici Batman. I conti del 2011 relativi ai rimborsi dei gruppi, in realtà, erano già buoni se paragonati ad altre Regioni: poco più di 700mila euro. I pidiellini hanno avuto una spesa di 163mila 700 euro, con 21 consiglieri, seguiti dai 135mila euro del Pd, che di consiglieri ne ha 16. E poi i 94mila di Sel, che però ne ha risparmiati 4mila, aggiungendoli ai 20mila di avanzo di cassa del 2010, e la “Puglia per Vendola”, che ne ha spesi 50mila, rispetto ai 58 disponibili. All’Italia dei Valori si fermano a 53mila euro, che diventano 62mila e 700 per “La Puglia prima di tutto”, lista che elesse Raffaele Fitto Governatore, mentre i centristi dell’Udc si fermano poco al di sopra dei 50mila. Tutti gli altri scendono al di sotto di quella soglia. C’è chi ha anche deciso di fare di più. Pdl e Pd hanno deciso di restituire alla Regione una parte dei loro avanzi di cassa. 33mila euro di avanzo e 13mila restituiti dal Pd e 85mila euro di avanzo di cassa per il Pdl che si dice pronto a fare lo stesso, ma per il momento tergiversa dichiarando tramite Palese: “Purché siano utilizzate per spese sociali e non finiscano in un unico calderone che alimenti spese improduttive, che ancora esistono in settori della Regione gestiti dalla sinistra”.
Ma la Puglia non è così virtuosa nel campo degli sprechi. Tante sono le agenzie, consorzi ed enti presenti sul territorio senza alcun senso di esistere e finanziate lautamente con soldi pubblici così come denuncia il presidente della Bat Ventola: “E’ il caso dell’ARIF (Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali). Un’agenzia che, formalmente si dovrebbe occupare di tutte le attività preventive contro gli incendi forestali ma che sostanzialmente fa ben altro”.
Ma in tema di spending review e, sulla scia degli scandali della Regione Lazio, in tutta Italia i governatori ricorrono ai ripari tanto da chiedere al Governo, tramite provvedimento lampo, un decreto che fissi dei criteri di spesa per le Regioni. Insomma, Vendola sembra essere parzialmente ricorso a ripari anticipando i tempi.
di Andrea Dammacco

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