mercoledì 26 settembre 2012

Il bubbone del Lazio e il problema delle Regioni

Salvatore Tatarella

La “boccacesca” vicenda della regione Lazio ha fatto esplodere il bubbone. Tutte le regioni, nessuna esclusa, spendono una barca di soldi, con controlli scarsi o addirittura nulli. Burocrazie e politici regionali costano troppo, lavorano poco e garantiscono risultati quasi sempre pessimi. È ora di porre rimedio, ripartendo dalle critiche che all´istituto regionale muovevano, isolati, missini e liberali, nei lontani anni 70.
Da allora molta acqua ê passata, ma le regioni non hanno soddisfatto le aspettative che vi avevano riposto i sostenitori, sinistra e centrosinistra. Che fare, allora? Abolirle, dando ragione postuma alle destre, quelle vere, degli anni 70?. Confesso che, se l´Europa si costituisse finalmente in una unione federale, gli invocati stati uniti d´Europa, non avrei esitazione a rispondere, si aboliamole.
Perchè al federalismo burletta, invocato dai leghisti, sostituiremmo un federalismo vero, nel quale ogni stato nazionale si trasformerebbe sostanzialmente in una regione dell´Europa.
In attesa, però, qualcosa si può fare, lavorando sulle competenze e sugli ambiti territoriali
Sulle competenze, restituendo alcune materie allo Stato. Sui territori, riducendo fortemente il numero delle regioni. Faccio alcuni esempi, Valle d´Aosta, Piemonte e Liguria potrebbero diventare una sola regione. Lo stesso dicasi per le tre Venezie, Friuli, Trentino e Veneto. Stessa sorte per Marche e Toscana, Umbria e Lazio, Abruzzo e Molise, Pugla e Basilicata.
Con meno regioni, meno consigli e meno giunte, ma più competitività e più risorse.
Infine, vanno cancellati gli statuti speciali, che oggi non hanno più alcuna giustificazione storica.
Questi temi debbono entrare prepotentemente e chiaramente nell´agenda di Futuro e Libertà. 
Per quanto riguarda la Puglia, insieme agli amici della Lucania, andrebbero promosse azioni politiche per unite alla Puglia il Materano e il Melfese, mentre il resto della Lucania potrebbe essere accorpato alla Campania. Inoltre, sul numero dei Consiglieri andrebbe ripresa con forza l´iniziativa per portarli a 50, essendo nota la resistenza dei piccoli gruppi, che sperano ancora di congelare l´attuale numero di 60. Chiarezza e determinazione anche sul numero degli assessori, sui contributi ai gruppi, sul controllo delle loro spese, sulla indennità di fine mandato, sulle pensioni, su tutti i benefit, sulla costituzione dei gruppi, sulle indennità e sugli arretrati non riscossi.
Sono questioni serie, sulle quali è molto viva l´attenzione della opinione pubblica. Fli ha il dovere di sostenere posizioni chiare e di porsi alla guida di un vero e profondo movimento riformatore. Subito, che il tempo stringe.
di Salvatore Tatarella

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