giovedì 20 settembre 2012

Auto in Europa, calo vendite che sfiora il 20%


Coldiretti: “Con la crisi quasi un italiano su tre ha ridotto, rinunciato o rimandato l’acquisto dell’auto per risparmiare a favore della spesa per i figli e per la tavola”.
Acea: “In agosto il calo delle vendite nel mercato automobilistico nei paesi dell’UE è calato dell’8,5%. L’Italia, nello stesso mese, ha avuto un calo delle immatricolazioni del 21% ed anche la vendita delle macchine Fiat in Europa è calata del 17,7%”.
Sergio Marchionne: “ La Fiat sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa”.
I numeri, come sempre, parlano da soli. Il nostro paese poco meno di un anno fa era sull’orlo del fallimento. L’euro, l’UE and Co. stanno tutt’ora cercando una via per uscire dalla crisi finanziaria, economica, politica e d’immagine che li perseguita da due anni. Ma i cittadini europei possono realmente pensare di spendere i loro soldi nell’acquisto di una nuova autovettura oggigiorno? Non è diversa la situazione per le altre aziende automobilistiche europee: la Ford ha subito un calo delle vendite del 28%, la Opel ha già annunciato 8.000 licenziamenti. Il gruppo Volkswagen rimane l’unico che continua ad accelerare - +1,6%  nelle vendite- ma i motivi sono altri.
Nessuno vorrebbe vedere un’Italia senza gli stabilimenti di Mirafiori, Cassino, Pomigliano, come nessuno avrebbe voluto vedere un’Italia senza la sua compagnia aerea di bandiera, l’Alitalia. Ma i tempi sono cambiati. Bisogna assecondare l’andamento del mercato e quest’ultimo parla chiaro: In Brasile la Fiat produce il 60% in più di veicoli rispetto all’Italia avendo il 60% in meno di dipendenti. In Polonia la fabbrica di Tychy ha sfornato all’incirca lo stesso numero di vetture prodotte da cinque stabilimenti italiani con la differenza che la forza lavoro era inferiore di tre quarti.  Grazie anche al successo ottenuto in nord America, il gruppo Fiat è diventato il quarto mercato automobilistico del mondo scavalcando la Germania.
Il progetto “Fabbrica Italia” non è più realizzabile, come forse molti altri progetti di altrettante aziende italiane ed europee, e non penso che la Fiat abbia “preso in giro l’Italia”, come ha dichiarato la leader della Cgil Camusso, perché in tempo di crisi molto spesso le cose vanno riviste e riadattate alle “rivoluzioni giornaliere” a cui il mercato ci sta abituando.  Marchionne ha assicurato che “non molla” affinché possano essere mantenute le fabbriche sul territorio del nostro Paese, anche se, riportando le sue parole: “ Chi se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro, ma addirittura  di non recuperare i soldi investiti?”

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