giovedì 30 agosto 2012

Taranto, l'Ilva continua ad inquinare


L'ILVA continua a inquinare. Lo confermano gli ultimi dati rilevati dall'ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) e questo certo non semplifica la già complicatissima road map da mettere appunto per conciliare la prosecuzione della produzione con la salvaguardia della salute. Ricordiamo che quel gigantesco complesso industriale, attorno al quale ruotano le vite di ventimila persone e l'economia di una intera parte della Puglia, è lì dal 1961.
Secondo l'Arpa la situazione è critica. E tale criticità ha anche comportato il superamento del valore limite giornaliero di PM10 nelle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria di via Archimede e di via Machiavelli nel quartiere Tamburi”.
Secondo l'Arpa, la colpa  è del trasporto delle polveri, stoccate nei parchi minerali Ilva, verso la città da parte del vento, che il 27 agosto scorso aveva direzione dal settore Nord-Ovest e velocità piuttosto sostenuta.
L’agenzia ha anche proposto fra le possibili soluzioni, la copertura dei parchi. La soluzione della copertura è stata riproposta dall'Arpa già in sede di riesame dell'Aia, criticando di nuovo la soluzione offerta dall'Ilva, che peraltro è in fase di realizzazione, e cioè una barriera frangivento di oltre due chilometri tra il siderurgico e il quartiere. Sembra dunque sempre più difficile procedere all'eliminazione delle cause di inquinamento, alla bonifica dello stabilimento e a quella delle aree maggiormente inquinate, come il quartiere Tamburi, senza di fatto bloccare la produzione. Produzione che sta continuando, nonostante il disposto della magistratura tarantina.
Intanto il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, per decisione del Tribunale del riesame, che ha accolto le richieste dell'Ilva, è stato reintegrato nell'incarico di custode e questo permetterà di proseguire nella strada indicata dallo stesso Tribunale del riesame il 7 agosto, cioè il necessario collegamento tra l'attività dei custodi e dell'azienda, nella prospettiva della massima collaborazione finalizzata alla difesa del lavoro e della salute.
Il gip, nelle ordinanze del 10 e 11 agosto, aveva ordinato il blocco della produzione dell'impianto di Taranto e revocato a Bruno Ferrante il ruolo di custode e amministratore delle sei aree poste sotto sequestro nell'ambito di un'inchiesta per disastro ambientale.
Il Riesame deve ancora esprimersi sul blocco della produzione. Il reintegro è stato stabilito nell'ambito del procedimento inerente il sequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico. Per il momento è stato depositato solo il dispositivo, mentre le motivazioni saranno rese note nei prossimi giorni. Ferrante era stato nominato tra i custodi giudiziari da un'altra sezione del tribunale del riesame il 7 agosto scorso, ma il gip Todisco ne aveva disposto la revoca con il decreto dell'11 agosto scorso.
Il segretario provinciale della Uilm, Antonio Talò, ha spiegato che l’azione dei custodi è quella di verificare impianto per impianto la funzionalità e il livello di emissioni secondo quanto stabilito dalle prescrizioni. Se ravviseranno delle anomalie, diranno all'azienda di intervenire e se l'azienda sarà impossibilitata ad intervenire, in estrema ratio saranno costretti a disporre la chiusura dell'impianto. 
Eliona Cela

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