Un momento della manifestazione di Bari con Fabrizio Tatarella |
Ho
partecipato, con le modalità permesse dal mio fisico, alla “marcia per il
Lastarìa” che la cittadinanza lucerina ha promosso per far sentire il suo
dissenso e la sua protesta per gli sconsiderati piani di ridimensionamento del
nosocomio della città sveva.
Non l’ho fatto per ramazzare qualche consenso a
buon mercato, tanto meno per solleticare gli irragionevoli animal spirits di
una comunità ferita nell’orgoglio. Ho ritenuto di partecipare ad una protesta
civile e consapevole, che non difende un orticello di campanile, ma un
principio di ragionevolezza. A Nichi Vendola rimproveriamo un piano di riordino
ospedaliero che non è un piano; che non segue una linea, per quanto
discutibile, poggiata su criteri uniformi, ma sembra andare alla ventura,
scegliendo la linea di minor resistenza. Più che scegliere riduzioni e tagli in
base a parametri oggettivi, il governatore sembra allocarli nei luoghi in cui
si preoccupa meno della reazione dell’opinione pubblica. Per questo, in una
sorta di inedita schizofrenia amministrativa, si penalizzano e si avviano alla
chiusura ospedali come il “Lastarìa” e si decide di aprirne altri cinque
altrove, in aree considerate elettoralmente più delicate.
Di fronte a questo
Robin Hood all’incontrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi, la politica
deve trovare uno scatto d’orgoglio, essere al fianco dei cittadini senza
invadenze e senza primogeniture. Per questo invito tutti i miei colleghi
segretari di partito, indipendentemente dalla collocazione politica, ad
approntare insieme e sottoscrivere un documento utile ad aprire con la Regione
un nuovo confronto su una questione che chiama in causa diritti fondamentali
come quello alla salute per la popolazione lucerina e più ancora per quella dei
Monti Dauni. Spero che i miei colleghi possano e vogliano accogliere questo
invito.
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