venerdì 22 giugno 2012

La bestemmia e la tragedia


Non siamo pratici di bestemmie, e quindi non sapremmo dare torto o ragione all’ex-premier Silvio Berlusconi quando afferma che ipotizzare l’uscita dall’euro “non sarebbe una bestemmia”. Di sicuro sarebbe una tragedia, specie se, come il Cavaliere soggiunge, la fine della moneta unica, oppure la creazione di un “eurino” senza la Germania fosse al servizio di una “svalutazione competitiva”. Naturalmente non è il caso di essere eurofanatici: la moneta unica deve trovare delle sue specifiche garanzie di solvibilità, la Bce deve acquisire almeno alcune delle caratteristiche della Federal Reserve statunitense, c’è bisogno immediato di una diversa governance bancaria e di una ripresa sostanziale e sostanziosa del processo di costruzione dell’unità politica europea (ed è triste e paradossale che i Governi, invece di andare in questa direzione, mettano addirittura in crisi i principi di Schengen).
Con tutto questo, la sorridente irresponsabilità con cui Berlusconi ritiene accettabile una fiammata inflattiva entra nel pantheon delle sue uscite più insensate, superando persino la celebre osservazione sulle pizzerie piene che smentivano l’esistenza della crisi.
Probabilmente il Cav, negli anni Settanta, intento com’era a costruire Milano Due e presumibilmente ad accompagnarsi con giovani donzelle di una certa attrattività, non si ricorda cosa davvero succedeva: l’inflazione a due cifre, con gli astronomici rendimenti dei titoli di Stato, lo schock petrolifero della guerra del Kippur, portarono l’Italia al limite del precipizio. Negoziammo con la Germania (già!) un maxiprestito garantito dalle riserve auree dellas Banca d’Italia, proibimmo la circolazione dei veicoli la domenica, obbligammo gli esercizi commerciali a spegnere le insegne nelle ore notturne. Fu proprio l’austerity, come venne chiamata a far nascere le trasmissioni fiume della domenica pomeriggio, che servivano a tenere in casa gli Italiani.
Quella Quaresima fu tollerata dal Paese non perché, come mostra di credere il ridanciano Berlusconi, l’inflazione non sia molto importante, ma perché c’era una cosa chiamata “scala mobile” che garantiva una notevole protezione dei salari e delle pensioni (e l’accordo dell’Eur fra Gianni Agnelli e Luciano Lama la elevò al suo massimo storico). Né questo bastò a proteggere i mutui immobiliari a tasso variabile, che diventarono rapidamente insostenibili; quanto alla svalutazione competitiva, che permetterebbe ai nostri prodotti di aggredire con maggiore facilità il mercato tedesco o quello statunitense, avrebbe la contropartita di un enorme rincaro della bolletta energetica, la madre di tutte le inflazioni. Bustepaga e pensioni sarebbero flagellate in termini di potere d’acquisto, senza contare l’impressionante incremento del fiscal drag, visto che le aliquote si applicano ai redditi nominali, non a quelli effettivi. Insomma, a parte Silvio Berlusconi e pochi altri, questa illuminata strategia colpirebbe i cittadini italiani in modo molto più diretto e sanguinoso di quanto già non avvenga. Forse l’idea in sé non è una bestemmia; ma la sua applicazione di imprecazioni e bestemmie ne genererebbe tante.

Nessun commento:

Posta un commento