giovedì 13 dicembre 2012

Primarie Parlamentari: il PD dice che fa sul serio


Sergio Blasi fa di tutto per mostrare il massimo entusiasmo e la più ferrea convinzione che “il Partito sta cambiando pelle” e che lui, del resto, lo aveva “già detto nel 2010”: che le primarie parlamentari si facciano non è certo una notizia fresca, ma come si facciano e se riusciranno davvero a tenere fuori la nomenclatura e i capobastone, be’ questo è ancora tutto da dimostrare.
Dopo una decisione presa a Roma e che ha coinvolto tutti i segretari regionali (“siamo un partito federale, avremmo potuto anche non essere tutti d’accordo e fare le primarie solo nelle regioni che lo avrebbero stabilito”), ora si tratta di dettare il regolamento che porterà alla costruzione delle liste da sottoporre al voto popolare.
E questo dovrebbe succedere il 17 prossimo. Il 23 le liste dovrebbero essere pronte, il 29 o il 30 si vota. Due preferenze, un uomo e una donna, per mantenere l’equilibrio di genere. Solo i tesserati Pd potranno candidarsi e dovranno raccogliere le firme (quante? Sarà deciso il 17). I parlamentari uscenti saranno esentati da questa incombenza, ma ancora non é dato sapere se sarà valutato il loro curriculum parlamentare. Nessun caso Gaglione (il parlamentare eletto con il PD, poi fuoriuscito, recordman di assenteismo) perchè “non è neanche iscritto al partito”.
Potranno votare tutti quelli che hanno partecipato alle primarie del 25 novembre e del due dicembre. Sembra tutto chiaro e pacifico, ma non è così. Intanto sembra ormai accertato che il partito si “riserverà” dei posti in lista “per quelle personalità che riterremo utili al nostro progetto politico”. 
Queste “riserve” riguarderanno anche i coordinamenti provinciali, per cui il rischio che vengano fuori brutte sorprese per l’elettorato che invece sperava di determinare completamente in autonomia le candidature, c’è tutto e non è da trascurare.
Sergio Blasi ha continuamente invocato come un mantra il regolamento, ancora tutto da scrivere, dal quale dovranno sortire poi i criteri per la composizione delle liste definitive da sottoporre al vaglio dell’elettorato di Febbraio. 
Un altro punto vago riguarda l’incandidabilità di alcuni personaggi legati alla regione e che Blasi ha definito fondamentali per vincere la battaglia al Senato, camera in cui il centro sinistra potrebbe essere più debole. Nomi non ne ha fatti, ma è chiaro che pensasse agli assessori Pd che attualmente compongono il governo Vendola. Il regolamento del partito parla chiaro, chi è eletto continua a fare il suo lavoro. “Ma vincere in Puglia potrebbe essere determinante per vincere in Italia” ha ripetuto più volte Blasi che non trascurato anche di accennare al probabilissimo voto regionale in estate del 2013 “se dovessero accadere alcune cose”.
Certo, è la prima volta in Europa che un partito indice primarie per eleggere parlamentari e il tempo è davvero risicato (“faremo un miracolo” ripeteva Blasi), ma è importante che siano primarie vere, in cui davvero conto il voto di chi si sta innamorando di nuovo della politica e della partecipazione. Tradire queste speranze, questi aliti di pulizia e trasparenza sarebbe un boomerang micidiale, che non fa prigionieri e non lascia superstiti.
Quanto a se stesso, Sergio Blasi si rimette direttamente a Bersani: "se me lo chiederà, allora  mi candiderò".

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