martedì 16 ottobre 2012

Pronti al restauro del pianoforte di Rota. Ma il Conservatorio tace


La conferenza stampa di comunicazione del Comitato per il restauro e la valorizzazione del pianoforte del maestro Nino Rota, presidente l’ing. Domenico Di Paola, ha avuto luogo nella cornice da poco rinnovata dell’ex Albergo delle Nazioni, a Bari.

L’incontro si apre con un suggestivo video fatto di spezzoni in cui il Maestro suona seduto al suo pianoforte – un rapporto intenso durato una vita. Il modello è uno Scheidmayer mezza coda che, a metà degli anni Ottanta, fu donato in condizioni già molto precarie (con un grave problema di tarli) al Conservatorio Piccinni di Bari, come racconta Francesco Lombardi, uno degli eredi di Rota. Ma questo è solo il punto di inizio di una storia mirabolante: una volta donato, infatti, lo strumento viene collocato nella stanza del Direttore e sottoposto a interventi palliativi di disinfezione dai tarli per poi sparire nel nulla: nel 2011 il pianoforte non è più lì. Si dice che sia nell’allora sede distaccata di Monopoli ora Conservatorio Nino Rota, ma da un’indagine risulta che questo passaggio non è mai avvenuto. Alla fine si scopre che il pianoforte non si è mai mosso da Bari e che, smontato, giace in un’aula-deposito del nuovo plesso del Conservatorio. Interpellati dei tecnici specializzati nel restauro e nella manutenzione (tra cui il barese Luigi La Macchia) si giunge a una quantificazione economica dell’azione da svolgere (tra i 20 e i 25 mila euro). 

Interviene a questo punto la sensibilità dell’ingegnere Domenico Di Paola, Presidente di Impegno Civile, e nel marzo 2012 nasce il Comitato per il Restauro e la Valorizzazione del Pianoforte del Maestro Nino Rota: enti, istituzioni e privati (tra gli altri, Banca d’Italia di Bari, Confindustria Bari-Bat, Ambiente Puglia) che grazie alle loro donazioni raccolgono il danaro necessario per i lavori.
Tuttavia alla bozza di convenzione per il restauro inviata dal Comitato al Conservatorio di Bari non viene data alcuna risposta, così condannando all’immobilità e alla perdita, se si non agisce tempestivamente, non solo di uno strumento, ma anche e soprattutto di un valore culturale e didattico immenso – dalle celebrazioni del Maestro (di cui lo scorso 3 dicembre è ricorso il centenario della nascita) alle esecuzioni filologiche alle lezioni-concerto.

Nel corso dell’incontro è stata più volte dichiarata la totale disponibilità del Comitato nei confronti dell’istituzione musicale barese: non si cerca né si vuole un’invasione o una prevaricazione. Semplicemente sono stati raccolti i fondi necessari per il restauro, ergo restituzione alla comunità tutta, del pianoforte. Del Conservatorio Piccinni sono presenti, a titolo personale e non rappresentativo, alcuni (pochi) docenti, tra cui il maestro Nicola Scardicchio che rievoca insieme al maestro Paolo Lepore i tempi in cui Rota era lui stesso direttore del Conservatorio e che augura che quel pianoforte venga suonato di nuovo. Interviene anche il maestro Dinko Fabris che parla di un secondo pianoforte di Rota attualmente presente in Conservatorio e che avvia un contraddittorio dai toni veementi che si prolunga molto oltre la conferenza stessa. 

È un momento di scambio importante: in un paese in cui tendenzialmente ci si sottrae al confronto (ben lontani dai faccia a faccia d’oltreoceano) che si possa discutere de visu e senza divagare non può che essere una cosa positiva. E infatti alla fine i toni si placano, l’ascolto dell’altro diventa reale e ci si dispiace insieme di una situazione che purtroppo penalizza in primis chi dovrebbe usufruire della cultura.   

di Stefania Gianfrancesco
     

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