La conferenza stampa di
comunicazione del Comitato per il restauro e la valorizzazione del pianoforte
del maestro Nino Rota, presidente l’ing. Domenico Di Paola, ha avuto luogo
nella cornice da poco rinnovata dell’ex Albergo delle Nazioni, a Bari.
L’incontro si apre con un
suggestivo video fatto di spezzoni in cui il Maestro suona seduto al suo
pianoforte – un rapporto intenso durato una vita. Il modello è uno Scheidmayer
mezza coda che, a metà degli anni Ottanta, fu donato in condizioni già molto
precarie (con un grave problema di tarli) al Conservatorio Piccinni di Bari,
come racconta Francesco Lombardi, uno degli eredi di Rota. Ma questo è solo il
punto di inizio di una storia mirabolante: una volta donato, infatti, lo
strumento viene collocato nella stanza del Direttore e sottoposto a interventi
palliativi di disinfezione dai tarli per poi sparire nel nulla: nel 2011 il
pianoforte non è più lì. Si dice che sia nell’allora sede distaccata di
Monopoli ora Conservatorio Nino Rota, ma da un’indagine risulta che questo
passaggio non è mai avvenuto. Alla fine si scopre che il pianoforte non si è
mai mosso da Bari e che, smontato, giace in un’aula-deposito del nuovo plesso
del Conservatorio. Interpellati dei tecnici specializzati nel restauro e nella
manutenzione (tra cui il barese Luigi La Macchia) si giunge a una
quantificazione economica dell’azione da svolgere (tra i 20 e i 25 mila euro).
Interviene a questo punto la sensibilità dell’ingegnere Domenico Di Paola,
Presidente di Impegno Civile, e nel marzo 2012 nasce il Comitato per il
Restauro e la Valorizzazione del Pianoforte del Maestro Nino Rota: enti,
istituzioni e privati (tra gli altri, Banca d’Italia di Bari, Confindustria
Bari-Bat, Ambiente Puglia) che grazie alle loro donazioni raccolgono il danaro
necessario per i lavori.
Tuttavia alla bozza di
convenzione per il restauro inviata dal Comitato al Conservatorio di Bari non viene
data alcuna risposta, così condannando all’immobilità e alla perdita, se si non
agisce tempestivamente, non solo di uno strumento, ma anche e soprattutto di un
valore culturale e didattico immenso – dalle celebrazioni del Maestro (di cui
lo scorso 3 dicembre è ricorso il centenario della nascita) alle esecuzioni
filologiche alle lezioni-concerto.
Nel corso dell’incontro è stata
più volte dichiarata la totale disponibilità del Comitato nei confronti
dell’istituzione musicale barese: non si cerca né si vuole un’invasione o una
prevaricazione. Semplicemente sono stati raccolti i fondi necessari per il
restauro, ergo restituzione alla comunità tutta, del pianoforte. Del
Conservatorio Piccinni sono presenti, a titolo personale e non rappresentativo,
alcuni (pochi) docenti, tra cui il maestro Nicola Scardicchio che rievoca
insieme al maestro Paolo Lepore i tempi in cui Rota era lui stesso direttore
del Conservatorio e che augura che quel pianoforte venga suonato di nuovo.
Interviene anche il maestro Dinko Fabris che parla di un secondo pianoforte di
Rota attualmente presente in Conservatorio e che avvia un contraddittorio dai
toni veementi che si prolunga molto oltre la conferenza stessa.
È un momento di
scambio importante: in un paese in cui tendenzialmente ci si sottrae al
confronto (ben lontani dai faccia a faccia d’oltreoceano) che si possa
discutere de visu e senza divagare non può che essere una cosa positiva. E
infatti alla fine i toni si placano, l’ascolto dell’altro diventa reale e ci si
dispiace insieme di una situazione che purtroppo penalizza in primis chi dovrebbe
usufruire della cultura.
di Stefania Gianfrancesco
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