venerdì 26 ottobre 2012

L'economia nel tempo della crisi, la giornata di dibattito alla CCIAA di Bari

Un momento del convegno di questa mattina alla CCIAA di Bari

Una regione, la Puglia,  che soprattutto nell’industria e un po’ meno nei servizi, ha saputo reagire alle difficoltà della crisi contenendo gli effetti negativi e che, nelle province Bari e Bat, ha a fatto registrare le performance migliori.
E’ il dato generale sullo stato dell’economia pugliese emerso stamani nella giornata di studio “TERRA DI BARI E BAT: RISORSA PER IL PAESE” fra crisi e opportunità (2008-11), promossa ed ospitata dalla Camera di Commercio di Bari. Si è trattato della prima azione realizzata dall’Osservatorio congiunturale dell’Economia, costituito nei mesi scorsi dall’ente camerale barese, come ha evidenziato il vice presidente della Camera di Commercio di Bari, Pino Riccardi, con l’obiettivo si svolgere una costante e puntuale ricognizione dello stato di salute dell’economia delle Terra di Bari e Bat.
Al centro della giornata, moderata dal giornalista Felice De Sanctis, cui hanno partecipato anche il vice presidente della Regione Puglia, Loredana Capone, il presidente della provincia Bat Francesco Ventola e l’assessore alle Attività Produttive della Provincia di Bari, Onofrio Resta, e il presidente della Confartigianato Puglia, Francesco Sgherza,  nonché imprenditori, studenti e rappresentanti delle associazioni di categoria, la diffusione dei risultati dell’indagine  “L'evoluzione dell’Economia provinciale fra 2008 e 2011: PMI, manifattura e servizi”. La Camera di Commercio di Bari l’ha commissionata al prof. Raffale Brancati, economista, autore di numerosi saggi, e presidente dell’istituto di ricerca  MET (Monitoraggio Economia e Territorio) e docente di Economia monetaria presso l’Università di Perugia.
“L’analisi dei dati raccolti attraverso le interviste alle aziende – ha detto in apertura il presidente dell’ente barese promotore, Alessandro Ambrosi - consentirà di servirsi di quei dati, positivi o negativi che siano, per seminare un cambiamento possibile, e per seminare intendo anche programmare interventi, azioni e politiche, e talvolta se necessario invertendo la rotta di scelte già fatte e che magari non hanno funzionato, come imprenditori ma anche amministratori”.
“Un modo eccellente – ha confermato nel suo intervento Loredana Capone, vice presidente della Regione Puglia – per mettere in cantiere strategie di medio-lungo periodo, evitando di andare avanti per misure d’emergenza e per dare al Pil regionale un significato concreto connesso alla produzione del benessere per tutti, grazie al contributo della ricerca e dell’innovazione”.
Il metodo e il campione
La peculiarità dell’analisi presentata da Brancati è quella di essere un’indagine sul campo. A parlare, per delineare lo scenario dal 2008 al 2011 e primi mesi del 2012, non sono solo le statistiche ma soprattutto le stesse aziende e i loro bilanci,  in tutte le classi dimensionali: 25mila interviste, 1.275 in Puglia di cui 568 nelle province di Bari-BAT, un panel di oltre 13mila imprese scelte in modo da preservare la rappresentatività aggregata e dei dettagli dimensionali e regionali. Una Puglia, e un territorio quello della Bari e Bat al 9° posto in Italia per ricchezza prodotta, come ha evidenziato il prof. Federico Pirro, docente di Storia dell’Industria presso l’Università Aldo Moro di Bari, che vanta la quinta Camera di Commercio in Italia per numero di aziende iscritte, che ospita 28 multinazionali, 3 Università, due grosse banche popolari, e soprattutto un ricco ed intraprendente tessuto di micro, piccole e medie imprese che ha una notevole capacità di resistenza nonostante le avversità del mercato.
Dallo studio di Brancati emerge che i tre fattori chiave per il dinamismo imprenditoriale, fortemente interconnessi tra loro, si confermano l’Innovazione, la Ricerca e l’Internazionalizzazione. 
Il dato più sorprendente
Brancati non ha dubbi quanto cita il dato più sorprendente che emerge dal suo studio, che definire paradossale non è un eufemismo: “In Puglia oltre il 68,5% delle imprese che operano sui mercati esteri è costituito da quelle aziende che hanno investito di più in ricerca e sviluppo e il 68% che ha introdotto innovazioni di prodotto. Ancora più estremizzata appare la relazione nell’area Bari-BAT dove le concentrazioni arrivano a superare il 71%. Ebbene queste imprese sono le stesse che hanno reagito meglio alla crisi, in termini di fatturato e di prospettive di sviluppo. Ma allo stesso tempo sono le stesse che non hanno avuto alcun sostegno dagli istituti di credito. Le banche vedono gli investimenti in ricerca come assai rischiosi. Quindi tutto quello che le imprese hanno fatto nella ricerca è stato possibile grazie agli investimenti propri o alle sovvenzioni pubbliche”.
Gli aspetti finanziari
In Puglia l’autofinanziamento è stato del 54,7% e forme di indebitamento a breve termine e maggior frequenza di forme di indebitamento a medio – lungo termine, aumenti di capitale sociale (1,1%), contratti di leasing e agevolazioni pubbliche (7,3%).
Per quando concerne l’indebitamento delle imprese l’ultimo biennio ha portato una riduzione complessiva. La leva finanziaria tra il 2008 e il 2010 si è infatti ridotta di più del 2%. Dinamiche analoghe si registrano in Puglia nel settore Industria dove la leva finanziaria tra il 2008 e il 2010 si è ridotta, nonostante l’inversione nel biennio successivo, di oltre il 3%; nel settore dei Servizi, invece, si riscontra una leggera crescita (0,33%).
“Ancora una volta – ha detto Brancati - sia a livello aggregato che di dettaglio regionale è possibile riscontrare una maggior riduzione della leva finanziaria tra il 2008 e il 2010 per le imprese più dinamiche. La maggior parte delle imprese che svolge R&S, effettua investimenti, introduce innovazioni di prodotto ed è attiva sui mercati internazionali, ha subito in media una riduzione sistematicamente più accentuata dell’indebitamento”.
Il 59,7% delle imprese italiane con internazionalizzazione complessa ha ridotto la leva nel periodo 2008-2010, in Puglia il 64%.
Gli aiuti pubblici
Per quanto concerne gli aiuti pubblici è stato detto che  stante il maggior razionamento per questi ultimi (passando a livello nazionale dall’8,6% al 2,8% e che vede in Puglia nel biennio 2008-2009 la percentuale di imprese più che dimezzarsi per poi continuare a decrescere nell’ultimo triennio attestandosi al 2%)  le agevolazioni, sebbene la diffusione degli aiuti pubblici abbia subito una forte flessione, sono state in grado di selezionare le imprese effettivamente più meritevoli.
Al netto delle risorse relative al sostegno del settore aeronautico e aerospaziale  le risorse complessivamente erogate in Puglia nel periodo 2002-2010 sono passate da 871 a 208 milioni, con un calo del 76%, una riduzione da attribuire all’andamento delle risorse del governo centrale: le agevolazioni nazionali si sono infatti ridotte dell’80%, passando da 863 a 173 milioni di euro, a fronte di un -73% circa registrato sulla media relativa a tutte le regioni.
Il risultato più interessante che ha riguardato gli anni recenti, e accomuna la Puglia alle altre regioni meridionali, è il notevole incremento che hanno fatto registrare alcune misure rivolte al sostegno delle attività di ricerca e innovazione. Sono infatti aumentate in maniera sostenuta le risorse spese attraverso il Fondo Agevolazioni per la Ricerca (FAR) e i PIA Innovazione: le erogazioni del FAR sono infatti passate da meno di 2 milioni nel 2002 a 83 Meuro nell’ultimo biennio; anche le risorse dei PIA Innovazione sono cresciute a ritmo sostenuto erogando circa 15 milioni tra il 2009 e il 2010.
Per quanto riguarda le misure gestite a livello regionale i Contratti di Programma previsti dalla misura 4.18 del POR 2000-2006 e i Pacchetti Integrati di Agevolazioni (misura 4.1d) hanno rappresentato di gran lunga i principali strumenti regionali, con importi erogati pari rispettivamente a 125 e 68 milioni tra il 2002 e il 2010.
Non più quindi erogazioni “generaliste”, volte cioè al mero sostegno degli investimenti senza particolari qualificazioni, a favore di un incremento ancor più marcato del sostegno alla Ricerca e all’Innovazione e di quello rivolto alla nascita di nuove imprese, con uno sforzo significativo per favorire l’accesso al credito.
di Annalisa Tatarella

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