giovedì 27 settembre 2012

Spagna sempre più giù. La Catalogna preme sempre più per la scissione dalla Spagna; Padania e Scozia la seguono

La situazione spagnola non migliora. Il deficit accumulato nei primi otto mesi del 2012 è pari a 50,13 miliardi di euro. L’Andalusia è sempre più vicina alla richiesta del prestito di 5 miliardi di euro. Il “caro” spread continua a salire e le borse affondano. Per cercare di non creare ulteriori incomodi, se così possono essere chiamati, la regione della Catalogna ha pensato di anticipare la data del referendum sull’indipendenza al 25 novembre. Ma si, in fondo la scissione della regione basca è proprio quello di cui la Spagna e l’UE, hanno bisogno, proprio adesso che la “voglia d’Europa” si fa sentire in tutto il territorio del vecchio continente ed in particolar modo tra le strade delle città della penisola iberica. Ma si, in fondo la soluzione a tutti i problemi è proprio quella di lasciare nel grembo della madre Spagna tutti i disastri e trasformare quello che per adesso è il confine regionale in confine nazionale. 
La situazione italiana, ascoltando le parole pronunciate dal premier Monti, “è buona e le prospettive per il 2013 puntano dritte verso la ripresa della crescita dell’economia nazionale”. Si può solo sperare che affettivamente sia così, anche perché il rigore, l’austerità, la disciplina, detta alla maniera scolastica, hanno realmente impoverito gli italiani e, guardando al futuro prossimo, la pressione fiscale imposta ad imprese e famiglie non sarà meno gravosa. E cosa fa’ la Lega per cercare di non disgregare maggiormente il bel Paese già fortemente diviso a proposito di non poche questioni? Sfila ai cortei mostrando fiera lo striscione “Padania is not Italy” ed inoltre supporta anche i separatisti scozzesi. Anacronistici, i padani, i catalani, gli scozzesi e tutti coloro che ancora si domandano se l’Europa e la sua moneta possano continuare ad esistere. 
“Sono appassionatamente pro-europeo”. queste le parole pronunciate nel giugno del 2005 da parte di Tony Blair all’esordio della presidenza di turno dell’UE. Blair le ha enunciate quando era anche il premier di un Paese che non si poteva e non si può tutt’ora dichiarare del tutto europeista. Adesso abbiamo bisogno di queste “espressioni” perché predicare scismi, separazioni, divisioni o divorzi non è utile per nessuno. Oltretutto se i desideri scissionisti venissero esauditi, i problemi continuerebbero ad esistere. Come ha detto lo stesso Barroso, Presidente del PE, “la crisi è politica”, non solo economica. 

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