Alla fine il Consiglio regionale ha deciso di non dover decidere. Nonostante alcune dichiarazioni in senso contrario anche all’interno della maggioranza (come quella del consigliere del Pd Caracciolo, per cui “La Regione non doveva abdicare al suo ruolo”) alla fine è stato approvato a maggioranza (astenuto Giovanni Alfarano -PdL, con gli unici voti contrari di Eupreprio Curto - Fli e Ruggiero Mennea - PD) la relazione dell’assessore al Federalismo Marida Dentamaro sul nuovo assetto delle Province in Puglia.
Un consiglio regionale più che dimezzato, che ha visto in aula al momento del voto soltanto 20 consiglieri (sui 70 eletti) anche perché il Pdl ha preferito uscire dall’aula e non partecipare al voto.
Il dispositivo proposto dal presidente del consiglio Onofrio Introna, prende atto delle deliberazioni dei consigli comunali e delle dichiarazioni dei sindaci pervenute e chiede al Governo nazionale di attenersi alle volontà espresse degli enti locali, come rappresentate negli atti deliberativi degli stessi.
La relazione, rivista nella stesura originaria, soprattutto per quanto riguarda gli atti deliberativi assunti dai Comuni della provincia di Brindisi con l’acquisizione dell’atto formale dell’amministrazione comunale di Francavilla Fontana, invita anche il Governo e il Parlamento al superamento delle criticità rilevate in relazione alla mancanza dei requisiti minimi demo-territoriali previsti.
L’assemblea ha preso atto anche del fatto che, allo stato, per la provincia di Barletta-Andria-Trani “non vi è materia né spazio per la formulazione di proposte o pareri regionali”.
Di conseguenza l’istituenda Città metropolitana di Bari risulta costituita dai comuni delle provincia di Bari, escluso il Comune di Molfetta che ha espressamente dichiarato di non voler aderire e compreso il comune di Fasano che ha deliberato l’adesione a seguito di referendum.
La Provincia Brindisi-Taranto comprende i comuni facenti parte delle due province soppresse fatta eccezione per Fasano e per quelli che hanno aderito alla provincia di Lecce avendo il requisito della continuità territoriale (Cellino San Marco, Erchie, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo e Torre Santa Susanna).
La Provincia di Lecce comprende i comuni già facenti parte della stessa provincia nonché quelli delle province di Brindisi e Taranto, avendone il requisito della continuità territoriale, che hanno optato per il passaggio alla stessa provincia di Lecce: Cellino San Marco, Mesagne, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vemotico, Torre Santa Susanna, Erchie, San Donaci e Torchiarolo (BR) e Avetrana (TA).
“Il rischio è quello di dar vita ad un riordino..disordinato, dove a farne le spese, come sovente avviene, saranno i servizi offerti al cittadino e la stessa governabilità dei territori. D'accordo con le osservazioni dell'assessore Marida Dentamaro, occorre fare scelte - noi aggiugiamo, coraggiose - in grado di corrispondere alle situazioni e alle esigenze vere dei territori. E invece pare che si vada nel senso opposto dei criteri di ordine esclusivamente quantitativo. In realtà ancora una volta vengono alla luce i ritardi dell'attuale governo regionale pugliese che sottolineano un disinteresse, un non volere assumere responsabilità nei confronti sia delle realtà locali quanto del governo nazionale. Il risultato? Il caos”. Così ha commentato il vicecapogruppo del Pdl Massimo Cassano.
Di parere completamente opposto, invece, il capogruppo Pd Antonio Decaro, secondo cui “la Regione Puglia rispetterà l'autonomia dei comuni e dei sindaci pugliesi che hanno rimesso alla nostra attenzione le decisioni che hanno assunto in merito alla riorganizzazione delle province. Per questo trasmetteremo tutte le delibere e gli atti al governo nazionale che in questa maniera potrà valutare se, e come, ottemperare alle volontà dei Comuni e dei sindaci della Puglia".
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Nichi Vendola, le primarie nel mirino, la Puglia nell'oblio |
Secondo Decaro "il governo, dopo aver deciso, sbagliando, di non sopprimere più le Province, ha provveduto, con le norme inserite nella Spending Review, a ridefinire le funzioni di Area vasta con le Province come Ente di riferimento. In questa ottica - spiega - il governo a previsto una riorganizzazione delle Province in base a criteri che tengono conto dell'ampiezza territoriale e della popolazione residente. E ha dato ai territori soltanto l'illusione di poter partecipare attivamente alla riorganizzazione delle province. Una partecipazione meramente eventuale perché, in ogni caso, la decisione finale spetta comunque al governo. Allora - conclude - noi daremo all'Esecutivo tutti gli strumenti per decidere, trasmettendogli le delibere dei consigli comunali, gli atti e le dichiarazioni dei sindaci che abbiamo ricevuto".
Senza però decidere alcunché nel merito.
Intanto di Nichi Vendola, ieri pomeriggio a Bari nessuna traccia.
Il Governatore è troppo impegnato nella sua campagna elettorale per le primarie del centrosinistra per avere a cuore le sorti della Puglia, terra di cui, fino a dimissioni, è ancora Governatore, ma di cui sembra essersi completamente dimenticato.
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