Due facce della stessa medaglia, ed un cambiamento che se nelle parole di tutti è fondamentale ed irrinunciabile, nella realtà dei fatti diventa un peso rinviabile.
Intanto una cosa è certa. Fino al 2015 il numero dei Consiglieri regionali rimarrà di 70. Con buona pace di tutti quelli che, nei giorni scorsi, si sono fatti belli nello sbandierare il taglio dei costi della politica pugliese.
Perchè non farla fin da subito?
Perchè non modificare sia lo statuto che la legge elettorale con una procedura irrituale ma evidentemente necessaria?
I numeri in Consiglio Regionale, dati alla mano, ci sono tutti. C’è quasi l’unanimità. Un solo astenuto, Davide Bellomo (che ci spiega in una intervista a parte i motivi della sua astensione), e tutta una platea di voti favorevoli.
Con una maggioranza del genere si possono cambiare leggi, statuti, regolamenti e perfino mentalità in un colpo solo.
Oppure, in perfetto stile politico-pugliese, si possono fare le cose a metà, si può rinviare la riforma complessiva in un secondo momento.
Come se statuto e legge elettorale non debbano andare a braccetto nel regolamentare questa materia.
Quasi come a volersi garantire una possibile via d’uscita, o una scappatoia burocratica nel caso in cui qualcosa andasse storto e non si mantenessero gli impegni presi.
O magari se qualcosa dovesse portare ad elezioni anticipate (leggasi l’eventuale candidatura di Nichi Vendola a Premier l’anno prossimo, cosa che porterebbe allo scioglimento del Consiglio regionale ed a nuove elezioni che con ogni probabilità si terrebbero con l’attuale legge elettorale, e quindi con l’attuale numero di Consiglieri regionali eletti).
Un papocchio, insomma, che rischia di trovare di riffa o di raffa la scure della Corte Costituzionale.
Non sono bastati i ricorsi e i tagli della Consulta sui consiglieri-bonus della maggioranza, non è bastata una chiarissima indicazione della necessità di cambiare la legge elettorale pugliese.
Anche questa riforma rischia di nascere zoppa. E di andare incontro alla bocciatura della Corte.
La legge nazionale, infatti, assegna alla Puglia per numero di abitanti 50 Consiglieri, e non 60.
Uno sforzo della politica regionale avrebbe potuto non soltanto armonizzare con le indicazioni di austerità chieste dal Governo centrale, ma avrebbe potuto anche fare qualcosa in più, sia in termini di risparmio che di capacità di gestione della macchina politica.
E’ stato partorito (sarebbe meglio dire che c’è la gestazione ma non ancora il parto) un topolino rispetto alle necessità elefanteste che ci sono.
“Il Consiglio regionale della Puglia ha offerto una prova di autorevolezza istituzionale: il cantiere dell’autoriforma è aperto”.
Il presidente Onofrio Introna sottolinea il significato della modifica dello Statuto approvata in Aula in seconda lettura, a grande maggioranza, con la riduzione del numero dei consiglieri a 60 e degli assessori a 12, solo un quarto dei quali esterni all’Assemblea.
“Si tratta – ricorda – della prima importante tappa di un percorso virtuoso che il Consiglio regionale è determinato a portare avanti, per dare una risposta importante sul versante del contenimento dei costi della politica, senza perdere di vista la funzionalità dell’Istituzione regionale, che deve snellire la propria azione legislativa e amministrativa ed esaltare il ruolo della Regione nella società moderna”.
“La ‘casta’ si avvicina così ai cittadini e porta avanti un rinnovamento destinato a rilanciare la funzionalità, l’efficienza e soprattutto la prossimità dell’Istituzione alle attese reali della società civile. Ringrazio tutti i colleghi per questa bella pagina scritta insieme”.
Siamo daccordo con il Presidente Introna.
Ma ci chiediamo perchè fare un passo alla volta, con calma e per piacere?
Qui, oggi ed ora, il Consiglio regionale ha davvero la possibilità di fare un grande passo. Anzi, una serie di passi virtuosi verso gli obiettivi che tutti vediamo come comuni.
Un passo alla volta ci sembra troppo poco, quando c’è la necessità di spingere sull’acceleratore.
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