Riordino delle province pugliesi, il dibattito prosegue all'indomani dell'approvazione del decreto del Consiglio dei Ministri, che ha stabilito, per la Puglia, l'accorpamento tra Brindisi e Taranto, da una parte, e tra Bat e Foggia dall'altro.
Una scelta che evidentemente non ha lasciato tutti sodisfatti (e non poteva essere altrimenti).
Ma d'altro canto, la Regione Puglia ha scelto di non scegliere, limitandosi per bocca dello stesso Assessore al decentramento Dentamaro, a trasmettere gli atti al Governo "sperando" in una sorta di illuminazione da parte di Mario Monti.
Ma se la Puglia non è stata capace di un progetto definito e condiviso, cosa potevamo aspettarci da Roma?
Da qui i mugugni naturali che in questi giorni riempiono le pagine dei giornali.
Parla di "brutta giornata" per la Bat il consigliere Filippo Caracciolo, esponente del Pd.
“L’accorpamento della Bat alla provincia di Foggia - prosegue Caracciolo - cancella cento anni di lotte e rappresenta un duro colpo alla storia di questo territorio, oltre che schiaffo alla volontà di centinaia di migliaia di cittadini, che attraverso i consigli comunali e i sindaci delle proprie città avevano manifestato la volontà di mantenere un’autonomia. Sarebbe stato assolutamente possibile, senza per questo pesare sulle casse dello Stato. È mancata la volontà ed è mancato il ruolo determinante della Regione. Dobbiamo fare tutti ammenda. Avremmo dovuto capire che il Governo avrebbe ragionato esclusivamente in termini ragioneristici”.
“Non dobbiamo comunque arrenderci - conclude Caracciolo - il provvedimento dovrà essere convertito in legge in Parlamento e in quella sede sarà possibile fare delle modifiche. Per questo invito i colleghi consiglieri regionali, i sindaci, i consigli comunali, i parlamentari e il presidente della Provincia a fare fronte comune per arrivare ad una proposta accettabile da parte del Parlamento. Dobbiamo metterci subito al lavoro prima che lo scellerato decreto approvato dal Consiglio dei Ministri diventi legge dello Stato”.
Ma non poteva, Filippo Caracciolo insieme agli altri consiglieri della maggioranza, pensarci prima votando e facendo sentire a Roma la propria voce?
Troppo facile, dopo, additare Monti di aver fatto calcoli ragionieristici. Chi doveva rappresentare le istante del territorio, evidentemente, ha dormito sonnni beati e tranquilli.
A rilanciare la situazione della Provincia di Brindisi, stretta tra una scelta imposta (Taranto), e la volontà anche espressa (ma disattesa) di molti comuni, divisi tra l'Area Metropolitana di Bari e la Provincia di Lecce, è il consigliere di Fli Curto.
“La scelta del Governo nazionale di dire no alla super provincia, limitandosi ad accorpare Brindisi e Taranto, isolando Lecce, appare una soluzione più ragionieristica che politica. E, pertanto, non è assolutamente condivisibile in quanto non esalta le specificità di un territorio che proprio dal riordino avrebbe potuto amplificare le proprie potenzialità. Anzi, lo penalizza”.
È il commento dell’ex senatore Euprepio Curto, attualmente consigliere regionale di Futuro e Libertà, in merito alla soluzione adottata dal governo nazionale in tema di riordino delle province.
Ricordiamo che Curto è stato l'unico consigliere, insieme al barlettano Ruggiero Mennea (Pd) a votare contro la relazione dell'Assessore Dentamaro lo scorso 22 ottobre.
“Certo - dichiara Curto – al momento non è ancora dato sapere se il Decreto recepisce pure le indicazioni espresse dalla maggioranza dei comuni della provincia di Brindisi (moltissimi favorevoli a Lecce, alcuni a Bari); ma, se così dovesse essere, i timori, che più volte avevo paventato, avrebbero trovato un’adeguata conferma nella sostanziale disgregazione dell’attuale provincia di Brindisi”.
“Questa non è una bella pagina per nessuna delle tre province – prosegue l’esponente di Fli. Di Brindisi ho già detto. Ma non lo sarebbe neanche per Taranto che rischia di annettere (sì: di annettere) una provincia (Brindisi) mutilata. Ma non lo sarebbe neanche per la Provincia di Lecce che, da seconda provincia pugliese per popolazione, sarebbe relegata all’ultimo posto“.
“A tal proposito – afferma Curto – vorrei suggerire a qualche improvvido rappresentante istituzionale leccese di evitare comportamenti da autentico sciacallaggio, come quelli finalizzati a far aderire a Lecce altre città brindisine, saltando a piè pari qualsiasi più ampio preventivo confronto politico-istituzionale”.
“Forse - conclude Curto – a questi sfugge un dato: che, così come è stato realizzato il riordino, si amplierà a dismisura la forbice economica, sociale e politica con Bari Città metropolitana. Siccome, nella gestione della materia, di miopie politiche ve ne sono state a iosa, sarebbe opportuno un saggio ravvedimento, sia pure tardivo. Ma non troppo!”.
di Roberto Mastrangelo
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