9 novembre - Un momento della Conferenza di Venezia |
Una Lega Adriatica nel nome della salvaguardia del mare e dell’ambiente contro le multinazionali del petrolio che, invece, vorrebbero trasformare l’Adriatico e lo Ionio in zone di prospettazione e (possibilmente) di estrazione petrolifera. Sono 70, infatti, le richieste di autorizzazione alla prospettazione di idrocarburi attualmente al vaglio del Ministero dell’Ambiente, considerando soltanto il Mare Adriatico.
Dall’altro lato c’è la quasi totalità della classe politica locale, apertamente schierata contro le prospettazioni in tratti di mare anche adiacenti la costa, soprattutto in tratti di mare ad altissima vocazione turistica in luoghi che hanno fatto del turismo la principale, e spesso l’unica, attrattiva economica.
A fondare la Lega Adriatica sono state Puglia, Molise, Abruzzo, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Montenegro.
Il dibattito in Puglia riguardante le possibili nuove autorizzazioni alla prospettazione, e più in generale la politica energetica del governo, ha visto scendere in piazza ampie fette dell’opinione pubblica in difesa della tutela del nostro mare ed in favore delle associazioni e dei movimenti, anche spontanei, che si oppongono a queste autorizzazioni.
A parlare è il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini.
“Con la strategia energetica nazionale in discussione che riapre la strada alla ricerca ed estrazione di idrocarburi in Italia, si sta operando una scelta insensata. Le ultime stime del ministero dello Sviluppo economico valutano nei nostri fondali marini la presenza di 10,3 milioni di tonnellate di che, stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo, concentrato il totale delle riserve nel Paese verrebbe consumato in 13 mesi. Il gioco non vale la candela”.
Chi ha mostrato commenti entusiastici è il promotore della conferenza che si è svolta l’altro giorno a Venezia, il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna.
“C’è forte e chiaro il grudo contro politiche di corto respiro in materia di energia. È chiaro che, essendosi espressi i cittadini contro il nucleare, bisogna puntare forte, in maniera radicale e con coraggio su contenimento dei consumi, energie rinnovabili, politiche sulla mobilità”.
Silvia Russo, Lorenzo Nicastro ed Onofrio Introna a Venezia |
“Se qualcuno crede che rimarremo immobili dinanzi alla corsa al dominio sui nostri mari attraverso la coltivazione degli idrocarburi, ci ha sottovalutati". Così l'Assessore regionale alla Qualità dell'Ambiente della Regione Puglia Lorenzo Nicastro.
"Sono persuaso che su tematiche così delicate il principio di precauzione sia essenziale rispetto al fatto che l'accresciuta sensibilità sociale ai temi ambientali determina attese maggiori rispetto al passato. Cercare di prevedere le ripercussioni di scelte compiute qui ed oggi sui prossimi vent'anni è una responsabilità precisa di chi amministra. Per questo siamo fermi sul punto”.
“Il grido d'allarme lanciato dai cittadini e fatto proprio dalle istituzioni locali e regionali, deve trovare ascolto e atteggiamenti conseguenti a livello nazionale, europeo ed internazionale, con una iniziativa legislativa che interessi la macro area del Mediterraneo: la vocazione turistica di questa area, le attività di pesca, le ricchezze espresse dalla natura in termini di biodiversità e prodotti agroalimentari hanno bisogno di una forte tutela che scongiuri una volta per tutte – conclude l'Assessore pugliese – il rischio di una invasione, circa 70 in totale le richieste in tutto il bacino, di piattaforme petrolifere”.
A Venezia c’era anche il Comitato “No Petrolio, Si Energie Rinnovabili” di Monopoli, a nome dell’ampio e variegato mondo delle Associazioni, dei Comitati e dei Movimenti che, soprattutto negli ultimi tre anni, hanno mobilitato la Puglia intera a salvaguardia e tutela del suo territorio e del suo mare.
“Dagli inizi del 2010 – conferma Silvia Russo, portavoce del Comitato monopolitano - ecine di migliaia di cittadini pugliesi, in diverse piazze e svariate circostanze, hanno manifestato il No definitivo e assoluto a ogni imposizione statale sull’installazione di piattaforme petrolifere offshore nell’Adriatico e nello Ionio”.
Il Comitato durante il suo intervento ha ribadito, ancora una volta, le ragioni di un rifiuto fermo e netto, basato sulla realtà ambientale di un mare chiuso e poco profondo, già fortemente compromesso, e sulla valorizzazione e la tutela del territorio quale fonte primaria di tutte le economie locali adriatiche. “Un No basato sulle scelte energetiche avviate da molte Regioni – spiega Russo - sempre più orientate alle fonti rinnovabili e al superamento del modello di sviluppo anacronistico di sfruttamento delle fonti fossili”.
“La presenza oggi alla Conferenza del Movimento No Petrolio, Sì Rinnovabili – ci tiene a sottolineare Silvia Russo - è dovuta all’eccezionale sinergia e al rapporto di fiducia costruttivi che si sono venuti a creare in Puglia tra società civile e istituzioni, Presidente Introna e intero Consiglio regionale. Un’intesa che si va estendendo a macchia d’olio alle Regioni sensibili d’Italia e che sta suscitando apertura e attenzione in altri Paesi adriatici, alcuni presenti in questa sede”.
“Tale convergente sensibilità ambientale, riveniente dai territori, insieme ai moderni modelli di sviluppo perseguiti dalle istituzioni regionali, spinge ad avere una voce sola nel reclamare una posizione chiara e ufficiale da parte delle Segreterie nazionali dei Partiti politici”.
“Solo – conclude - una rinnovata capacità delle Forze politiche nazionali ed europee di farsi portatrici di progetti risolutivi delle istanze dei singoli territori, potrà garantire all’Area adriatica una prospettiva autentica di futuro, di benessere e di pace”.
di Eliona Cela
Ecco, di seguito, l'ordine del giorno approvato a Venezia
Ordine del giorno
Venezia 9 novembre 2012
“Salvaguardia delle coste delle regioni del Mar Mediterraneo
dall’estrazione di idrocarburi in mare”
considerato l’ordine del giorno della Conferenza del
20 settembre 2012;
considerato che ad oggi le Assemblee delle Regioni Abruzzo,
Molise, Puglia, Veneto hanno
approvato alla unanimità una proposta
di legge al Parlamento ai sensi dell’art.121 della
Costituzione ai fini del divieto di
prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nel mare adriatico;
considerato anche l’impegno delle altre Regioni che
a tale proposito con progetti di legge in itinere presso le competenti
Commissioni consiliari;
vista la proposta della Commissione europea del
gennaio 2011che invita
l’Unione ad aderire al “protocollo offshore” della Convenzione di Barcellona, per la protezione dell’ambiente marino e
del mediterraneo, che impone una serie di condizioni da soddisfare prima che
sia consentito l’avvio delle attività di esplorazione nel sottosuolo marino a
causa della sua configurazione semichiusa e della notevole sismicità dei
relativi territori;
Le Assemblee delle Regioni e delle Province autonome riunite a Venezia il 9
novembre 2012 e promotrici della conferenza internazionale delle regioni
adriatiche e ioniche
invitano
il Parlamento ed il governo italiano a:
sostenere la ratifica del protocollo “offshore” –
che impone una serie di condizioni da soddisfare prima che sia consentito
l’avvio delle attività - da parte dell’Unione europea ed a sostenere le
proposte legislative della Commissione circa il regolamento sulla sicurezza
offshore proposte dalla Commissione (IP/11/1260 e MEMO/11/740) al fine di
regolamentare le attività estrattive e di esplorazione degli idrocarburi
liquidi nel Mar Mediterraneo;
promuovere con i Paesi dell’Unione e non che si
affacciano sul mare Adriatico e Ionio ogni utile attività di cooperazione interistituzionale che porti nel
breve periodo alla firma di un protocollo di
Intesa per una regolamentazione comune
delle attività estrattive e di esplorazione degli idrocarburi liquidi al fine
di proteggere l’ambiente marino e costiero;
in particolar modo per quanto attiene ad
una disciplina comune dell’utilizzo e dello smaltimento
di sostanze pericolose per la sicurezza, i piani di emergenza ed il
monitoraggio della stabilità del suolo che ricadrebbero esclusivamente a
livello di costo sugli Enti locali senza alcun onore a carico delle aziende
impegnate nelle attività estrattive;
sollecitare lo IAI (iniziativa adriatico-ionica) ad avviare le attività conoscitive per
individuare la reale portata e significativa dei sistemi di monitoraggio
dell’ambiente marino e di risposta alle emergente.
rivedere il piano energetico nazionale
nella parte concernente la deregolamentazione in merito alle attività
estrattive di idrocarburi, attivando un confronto con le Regioni;
impegnano
i Presidenti, le Giunte Regionali e gli
assessori all’Ambiente ad azioni al fine di concorrere
agli obiettivi di cui in premessa ed a concorrere al miglioramento della
governance del piano energetico nazionale al fine di promuovere i territori come potenziali sorgenti di sviluppo
energetico sostenibile e non come terminali di sfruttamento di attività
estrattive conciliando
così, in modo coerente, politiche di sviluppo energetico, ambientale,
climatico ed economico.
le Assemblee delle Regioni e delle Province autonome presenti alla
Conferenza internazionale di Venezia
si impegnano
a promuovere presso la Conferenza delle
Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome un’azione
istituzionale al fine di attivare il comma 2 dell’art.138 della Costituzione
per sottoporre a referendum l’abrogazione dell’art 35 del dl 22 giugno 2012
n.83 convertito, con modificazioni,
dalla legge 7 agosto 2012 n.134 in materia di ricerca estrazione di
idrocarburi-
inoltre
i soggetti istituzionali presenti alla conferenza di Venezia del 9 novembre
2012
“Salvaguardia delle coste delle regioni del mar mediterraneo
dall’estrazione di idrocarburi in mare”
condividendo le considerazioni e
motivazioni espresse in premessa, condividono la necessità di attivare un Tavolo di confronto e approfondimento tra tutti i soggetti istituzionali delle
Regioni e dei Paesi. che si affacciano sull’Adriatico che definisca principi e regole comuni
al fine di contemperare le
attività di sviluppo energetico, ambientale, climatico ed economico.
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