giovedì 1 novembre 2012

Sicilia, primarie e politiche, che fine faremo?

Prima di dire che ha vinto Crocetta, bisogna dire che ha vinto l’astensionismo, la rabbia, la voglia di cambiamento non corrisposto sul campo politico. Prima di dire che il PD è stato il partito più votato, bisogna fermarsi a pensare che questo partito rappresenta, di fatto, il 15% dei siciliani. Oltre alla vittoria del centro sinistra, a cui si può solo che augurare buon lavoro, queste elezioni dovrebbero essere viste come una sconfitta della democrazia, vale a dire proprio di quel potere del popolo che è alla base della nostra Costituzione. Gran parte del popolo siciliano ha deciso di restare a casa e, molto probabilmente, è quello che sceglieranno di fare anche molti italiani alle prossime elezioni regionali o politiche che saranno. 
I grillini, o attivisti, se così vogliono essere chiamati, hanno vinto parzialmente. Hanno raccolto il sentimento di rabbia di alcuni elettori di destra e sinistra, ma bisogna vedere se veramente riusciranno a trasformare questo sentimento in una concreta azione politica, in un partito -un movimento che rifiuta la nomea di partito ma si comporta come tale cos’è? –e se cederanno alle coalizioni –sempre che non lo abbiano già fatto…- 
La vittoria del PD viene vista anche come vittoria dimezzata, imperfetta, incompleta. Il PdL, dividendosi, ha deciso di perdere ed il paradosso è che il PD ha vinto perdendo voti. Cambia molto a livello nazionale? Il PdL è frammentato, si aspettano le primarie, ma tutto è rimesso in discussione per il dietro front dell’intramontabile Berlusconi. Anche il PD aspetta le primarie, ma il vero appuntamento sono le politiche, perché mai come in questo momento storico-politico, la vittoria sembra essere così vicina causa, principalmente, la divisione del centro-destra. In poche parole il vincitore delle primarie del centrosinistra può essere considerato, molto probabilmente, come il futuro Presidente del Consiglio. Proposta: perché non creare una classe politica composta da persone dai 40 anni in giù? E non mettiamo in mezzo l’esperienza perché in Italia, spesso, questa significa uso improprio del potere politico istaurato da anni. Non parliamo di esperienza anche perché oggi è necessario credere nelle potenzialità dei giovani volenterosi, preparati, istruiti, –e ce ne sarebbero tanti- è necessario dare loro fiducia e non scoraggiarli dicendo pubblicamente che sono “choosy”. La disoccupazione giovanile è al 35,1%, Ma secondo lei, Signora Fornero, siamo noi giovani ad essere choosy, o siete voi politici e politici ad interim, ed essere tali?
di Sveva Biocca

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