La migliore analisi, tra le
tante, sul voto delle ultime amministrative, è, certamente, quella realizzata
dal professor Roberto D’Alimonte con “Quel
vuoto tra i moderati” pubblicato su “Il Sole 24 ore” di martedì 8 maggio.
Secondo lo studioso di Scienza Politica due sono le conferme che emergono da
questo test amministrativo:
1) lo
sfarinamento dello schieramento di centrodestra.
Il grande successo del Pdl alle
politiche del 2008 (37,4%) è un ricordo lontanissimo anche se sono passati solo
quattro anni che in politica sono, comunque, una vera era geologica. Per il Pdl
non è stata una sconfitta, ma un vero e proprio crollo. La sconfitta di Alfano
era nell’aria, ma non in queste dimensioni. Anche la Lega Nord travolta dagli
scandali recenti esce con le ossa rotte da questa competizione. Il Terzo Polo
non riesce ad ereditare questi consensi in libera uscita.
2) La
forte domanda di nuovo presente negli elettori.
Questo secondo elemento è correlato al primo. E’ evidente
che se l’elettorato moderato non esiste più è solo perché prima di tornare a
votare un partito di riferimento come lo sono stati negli anni la Dc, Forza
Italia, An e ultimo il Pdl aspetta qualcosa di nuovo. E il nuovo non può essere
rappresentato da Grillo il cui successo, al pari di quello di Giannini nel
1946, del Msi del ’72, della Lega Nord del ’94 e dei radicali nel ’99 è solo un
exploit effimero e passeggero, essendo un semplice voto di protesta che come il
vento, prima o poi passerà. Quando vi saranno i primi eletti, privi di ogni
esperienza politica, le prime visioni diverse sul da farsi, non avendo questo
movimento nessuna idea di governo, nasceranno le prime crepe di un movimento
che non potrà avere solo in Grillo il capo indiscusso. Astensione e anti-politica sono frutto del
rifiuto di questa politica e di questa classe dirigente. Ha ragione Sergio
Romano nel suo editoriale sul “Corriere della Sera” di giovedì 10 maggio “ La Risposta che non c’è” in cui parla
dell’ultima chiamata per i partiti che non sono riusciti a dare risposte
sull’abrogazione delle province, su una nuova legge elettorale, sulla riduzione
dei parlamentari, sulla eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti e
su una nuova architettura istituzionale con una troppe volte rinviata riforma
della Costituzione. Astensione e
anti-politica possono essere sconfitte solo con una risposta di novità e con
esempi concreti di buona politica. Chi comprenderà questo vincerà le prossime
elezioni politiche.
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