mercoledì 19 dicembre 2012

Taranto: la Camera approva il decreto Ilva, ma non tutti sono daccordo

E' arrivato il Sì dell'Aula della Camera al decreto legge Ilva su cui ieri il governo ha incassato la fiducia. Il testo, approvato a Montecitorio con 421 sì, 21 no e 49 astenuti, passa ora al Senato per l'approvazione definitiva. Astenuta la Lega che, per bocca di Giovanni Fava ha così spiegato il non voto.
"Il ministro Passera ha fatto il ministro dello Sviluppo economico senza dare nessuno sviluppo al Paese: se non altro perché non ha programmato nulla. Davanti alla mala parata abbiamo scelto il male minore", ha concluso Fava".
Apprezzamento dalla Puglia è stato espresso da parte del capogruppo del Pdl in Consiglio Regionale Rocco Palese, che sottolinea le garanzie e la tutela per la popolazione, oltre che la collaborazione Istituzionale che ha portato all'approvazione del decreto.
 “Il testo del Decreto Ilva esce dalla Camera dei Deputati notevolmente migliorato e con garanzie ulteriori che le questioni sanitaria, ambientale, industriale ed occupazionale di Taranto sono di importanza nazionale. Grazie alla collaborazione istituzionale e politica a tutti i livelli ed all’impegno profuso dalla nostra delegazione parlamentare con in testa l’on. Raffaele Fitto, il Decreto garantisce e tutela le esigenze di salute pubblica e lavoro con quelle di crescita e sviluppo.
In particolare le modifiche apportate al Decreto, oltre a prevedere per Taranto stanziamenti aggiuntivi che consentiranno di attivare una più capillare rete di controllo e prevenzione ambientale, sul fronte della prevenzione e dell’assistenza sanitaria consentono anche deroghe al blocco del turn over per la Asl di Taranto, ivi compresa la possibilità di superare i limiti finanziari per le assunzioni di personale e deroghe al Piano di Rientro per evitare il taglio di posti letto nelle strutture pubbliche e private accreditate.
Ci auguriamo che la questione Ilva continui ad essere affrontata all’insegna della massima collaborazione tra tutte le Istituzioni e che quanto prima anche il Senato dia il via libera definitivo al Decreto in modo che possa cominciare subito a produrre effetti positivi per la città di Taranto e per tutto il territorio jonico”.
 Chi, invece, si è espresso in senso fortemente contrario al decreto è l'Associazione Tamburi 9 luglio 1960, che ha scritto la sua contrarietà in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
"Presidente, con garbo, ma con altrettanta fermezza, esterniamo tutta la nostra contrarietà al decreto legge sul caso Taranto-Ilva-magistratura deciso dal governo. La nostra esternazione - aggiunge il presidente dell'associazione, Francesco Fanelli - non nasce da un improvviso cambio di umore ma è frutto di un cumulo di soprusi che da decenni e decenni il nostro territorio, che viene tenuto in considerazione solo quando si tratta di volta in volta di violentarlo, subisce. Crediamo che in nessuna parte del mondo esista un luogo dove sia concentrata una così vasta attività industriale come quella di Taranto. Le vogliamo ricordare le più significative industrie: Ilva, Arsenale Marina militare, raffineria Eni, due cementifici (uno dei quali anch’esso alle porte della città), discariche di rifiuti speciali e nocivi". "Mentre - conclude Fanelli - siamo stati privati di settori che da sempre hanno fatto da traino all'economia locale, ossia mitilicoltura e agricoltura".

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