Ormai ci siamo, al voto di domenica 25 novembre manca davvero poco. E il Pd sta spiegando tutta la sua forza organizzativa per arrivare all'appuntamento delle Primarie senza trascurare nulla. Intanto per la partecipazione. E poi per far vincere Pierluigi Bersani che così sarebbe il premier in pectore, dopo le prossime politiche.
La manifestazione sul lavoro ha infatti visto mobilitare il sindacato pugliese, n modo anche per contarsi e annusarsi a pochi giorni dall'ora x. Il Partito sembra aver riscoperto la sua vecchia e tormentata storia, le sue varie radici, i suoi profondi legami con un territorio da sempre conteso alle destre. E adesso che di destra sembra esserecene rimasta poca, la sensazione che le primarie possano essere solo un assaggio, un "apericena" in vista delle politiche è sempre più forte.
All'hotel presso la stazione erano oltre seicento persone: il doppio che in piazza da Bersani solo pochi giorni prima. Non solo sindacato, anche se quegli elmetti schierati sul tavolo la dicevano lunga su chi si stesse prendendo i meriti dell'organizzazione, ma molta scuola e università, associazioni, vecchi ma sempre vivi comitati di quartiere, circoscrizioni.
Qualche faccia anomala, nel senso che prima le vedevi circolare attorno ai boiardi del PDL e adesso spesso si accodano a Michele Emiliano, che dopo la convention pro Bersani è andato da Matteo Renzi, che faceva il suo show in Fiera. Un segnale, quello delle facce anomale, che la dice lunga sulle facili previsioni di una debacle dei bersluscones che ora si affrettano a diventare ex.
Ma tra i presenti, apparentemente tutti bersaniani, circolava anche il nome di Nichi Vendola: "Non mi va di trovarmi i moderati al governo" era la frase prediletta. Ormai ci siamo e se la macchina delle primarie non si incepperà, anche il numero dei partecipanti potrà essere un indicatore fondamentale per comprendere di che politica vivremo nei prossimi cinque anni. Almeno.
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