giovedì 22 novembre 2012

Bari, una settimana di dibattiti tra diritti, welfare e spending review


Un momento del convegno di martedì scorso a Bari

Partendo dalla giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, Bari e Progetto Città dedicano una settimana ai più piccoli e alle loro famiglie. Un’iniziativa aperta martedì nell’Archivio di Stato presso la Cittadella della Cultura con il convegno nazionale “Wel(l)fare! Farewell? I diritti dell’Infanzia ai tempi della “spending review”, promosso dall'assessorato al welfare del Comune di Bari, grazie ai fondi finanziati dalla Legge n. 285/97, con il coordinamento organizzativo della cooperativa sociale Progetto Città.
 I partecipanti al convegno, in cui si sono analizzate politiche italiane ed europee, pratiche educative e strategie per il futuro, hanno anche votato una mozione all’unanimità in cui chiedono al Presidente del Consiglio Mario Monti di intraprendere ogni azione per fare sospendere l’assedio a Gaza.
Dal 14 novembre ad oggi Unicef ha rilevato che sono rimasti uccisi circa 18 bambini e 252 hanno riportato gravi ferite.
Una vicenda che non poteva lasciare indifferenti coloro che quotidianamente operano nel terzo settore.
 Imprenditori ed amministratori nell’ambito del sociale, operatori ed esperti di settore si sono, dunque, riuniti in occasione del convegno per un confronto che portasse alla stesura di un progetto che consolidasse la rete sociale già in contatto a livello nazionale, abbracciando anche culture lontane dalla nostra.
«È ambizioso da parte nostra, ma l’intento principale del convegno è creare una Carta di intenti comuni – ha spiegato Andrea Mori, presidente di Progetto Città - che partendo da Bari richieda alle amministrazioni pubbliche di tutto il territorio nazionale una serie di impegni che garantiscano in tempi di tagli alla spesa pubblica i diritti fondamentali dei ragazzi e delle ragazze. Su questo territorio è necessaria la rete tra il privato sociale e il settore delle scuole, delle famiglie e delle associazioni che insieme costituiscono la migliore risposta per intervenire su problemi di varia natura». E Mori ha sottolineato che «Non si deve più pensare agli operatori del terzo settore come semplici erogatori di servizi, perché essi possono trasformarsi in efficienti imprenditori».
 Per Amilcare Acerbi, pedagogista e direttore dell’associazione Città in Gioco/GioNa, «sono necessarie elaborazioni di politiche ed interventi coerenti rispetto ai diritti sanciti dalla Carta Onu. La continuità dei progetti da un punto di vista educativo è importante».
Un principio che deve essere mantenuto anche nel rapporto tra le amministrazioni pubbliche e le imprese sociali private, come è accaduto tra Progetto Città e Comune di Bari, che ha concesso in comodato d’uso per dieci anni la gestione del Centro Polifunzionale “Futura” nel Parco 2 Giugno di Bari. Facendo questo ha supportato la cooperativa, che ha potuto investire nella riqualificazione dell’area in cui lo spazio si trova, grazie anche al sostegno della Regione Puglia, con la consapevolezza di avere a disposizione un tempo non limitato per avviare nuove progettualità.
 «Le politiche sull’infanzia e sull’adolescenza sono in prima linea nel programma di questa amministrazione– ha dichiarato Ludovico Abbaticchio, assessore comunale al welfare e promotore dell’evento - basti pensare chepiù del 65% degli investimenti welfare è a favore di infanzia ed adolescenza. Riteniamo di essere in prima fascia a livello nazionale e nel Mezzogiorno per i temi di tutela della salute, dei giovani e delle famiglie e di quelli che sono i temi legati allo sviluppo psicofisico di un bambino o di un adolescente – ha continuato. Per cui credo che come ente locale e città capoluogo la sintonia con la Regione Puglia abbia permesso una crescita sul piano della formazione sia dei nostri funzionari sia nel rapporto col terzo settore».
Invece, nel suo intervento di apertura, il sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha dichiarato: “In tempi di spending review siamo riusciti a garantire continuità alle azioni rivolte in particolare ai minori, grazie alla capacità di interconnettere tutti gli attori del sociale. Abbiamo raddoppiato le risorse del civico bilancio destinate al settore e lavorato per prevenire la devianza dei ragazzi provenienti da famiglie criminali, per garantire accoglienza e sostegno ai minori extracomunitari, per aiutare le famiglie in difficoltà a crescere in propri figli contando sulla professionalità di educatori ed esperti nei centri di ascolto e nei centri per famiglie su tutto il territorio cittadino».
 Cosa succede, o succederà, ai diritti per l’infanzia in Italia e in Europa in tempi di “spending review”? Che fine fanno, o faranno, le buone politiche, i servizi, i progetti e le pratiche per l’affermazione dei diritti dei bambini e delle bambine?
Sono solo alcuni dei quesiti a cui si è cercato di rispondere durante il dibattito, suddiviso in tre tranche: “Le politiche come pratiche”, “Le pratiche come politiche in Europa” e “Le pratiche come politiche in Italia”
Sono intervenuti amministratori e rappresentanti di varie realtà nazionali, tra cui Furio Honsell, sindaco di Udine e presidente dell’associazione nazionale delle Città in Gioco (GioNa), Iuna Sassi, assessore all’educazione del comune di Reggio Emilia, Sergio D’Angelo,assessore al welfare del comune di Napoli, e internazionali come Kati Anna-Mari Airosmaa, educatrice che opera in Finlandia, e Nansi Ivanisevic’, capo ufficio di Stato per l’istruzione e la cultura in Croazia, le quali hanno esposto le differenze nel concepire lo Stato Sociale nei Paesi di provenienza.
«Siamo tutti molto preoccupati, ma consapevoli dei problemi che attaccano i giovani. Non c’è tanta differenza tra Italia e Croazia – ha spiegato Ivanisevic’. Noi siamo un Paese in transizione e abbiamo budget differenti da quelli italiani – gli educatori in Croazia hanno un compenso pari a 700 euro. Ma dobbiamo interrogarci tutti sull’organizzazione e sistematizzazione del sociale. Temo che in Italia come in Croazia si disperda energia senza riuscire a realizzare una vera sinergia».
 La giovane pedagogista del Paese scandinavo ha, invece, precisato che «in Finlandia - e precisamente a Raahe, località in cui vive e lavora – l’aspetto fondamentale del sistema educativo è la formazione degli educatori, la cui idoneità è sottoposta a rigoroso controllo. La queste economica è l’ultimo dei problemi» - visto che gli educatori percepiscono uno stipendio di 3mila euro al mese su cui pagano il 28% di tasse. Inoltre, la scuola finlandese è completamente gratuita e copre libri di testo, mensa giornaliera, assistenza sanitaria e sostegno ai bambini con esigenze didattiche particolari.
 Richiamando la situazione in Medio Oriente, la giornata è stata definita da Rosy Paparella,garante della Regione Puglia per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, come un momento di costruzione di responsabilità comune, di impegno e non di festa. «La tutela dei diritti dei bambini sta vivendo un momento di debolezza in tutto il mondo. Non siamo capaci come adulti di difendere a denti stretti quello che la convenzione internazionale chiama l’interesse supremo. Non è previsto neanche nell’agenda politica del nostro Paese – ha commentato. Ha concluso le sue dichiarazioni soffermandosi alla realtà italiana: «È difficile prevedere l’impatto reale della crisi economica sulla vita dei bambini oggi, e non solo in futuro». Malgrado gli sforzi di alcuni amministratori della Regione Puglia di far fronte ai tagli nel welfare, si sta registrando drammaticamente - ha comunicato Paparella - l’aumento dello stato di povertà relativa da parte di molti bambini pugliesi; ancora troppi ragazzi non riescono a portare a compimenti i loro percorsi formativi e sono complessivamente in crescita le situazioni di abuso e violenza spesso legate ad un aumento di condizioni di marginalità e degrado».
Il convegno da oggi ha un seguito. Infatti, sino al 25 novembre la teoria sposa la pratica e, oltre a focus tematici di auto-formazione per operatori/educatori, sono previsti numerosi appuntamenti in varie circoscrizioni. Le iniziative si svolgeranno presso i Cap (Centro Aperto Polivalente per Minori)e i Caf (Centro di Ascolto per le Famiglie) e le attività saranno rivolte a bambini/e, ragazzi/e e alle famiglie.
di Eliona Cela

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