Cerignola la rossa, patria di
Di Vittorio, in queste primarie ha registrato il flop tanto clamoroso, quanto
inaspettato, della sinistra locale, meglio del centrosinistra cerignolano.
Pd e Sel sono riusciti a
mobilitare solo 1.400 persone. Una debacle.
Per non parlare del Pdl che,
ormai, non ha più sedi, militanti, iscritti e consensi.
Se davvero si dovessero
svolgere le primarie non riuscirebbero a portare 140 persone e molte le
dovrebbero pure pagare, perché nessuno andrebbe a dare due euro a un Pdl in via
di disfacimento.
Cerignola, la città di
Tatarella e della destra, registra, in queste ore, un dato in controtendenza
rispetto a quello che accade a livello nazionale nel partito di Berlusconi.
A Cerignola nessuno si era
scaldato per le primarie quando erano state indette.
Nessuno apriva comitati per
Alfano tra gli ex forzisti e nessuno, andando contro al diktat di Gasparri e
Ruocco, tra i pochi ex An osava sostenere la Meloni. Silenzio.
Anzi, mentre i giovani del Pdl
occupano sedi a Bologna e Modena o a Roma presidiano la sede nazionale del Pdl,
a Cerignola, pur volendo, i militanti del Pdl non possono fare nulla da qualche
giorno.
Il Pdl è il partito delle case
chiuse. Aveva tre circoli due anni fa ora più nulla.
Dopo la chiusura del comitato
Pdl di Ruocco, la storica sede di An di Piazza della Repubblica, è stata chiusa
anche la sede cittadina di Via Latilla intitolata a Pinuccio Tatarella.
Certo non avrebbe mai voluto
che questo partito continuasse a usare il suo nome. Sarebbe stata una vera
offesa, questa, perpetrata da chi considerava la politica come una passione e
non come arrivismo e sistemazione di clientele cosi come ridotta dal Pdl locale
la politica a Cerignola.
di Carlo Dercole
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