giovedì 13 settembre 2012

In Puglia 500 aziende hanno un rating "top performed", ma non lo sanno


Secondo uno studio realizzato dalla CRIF, la prima società italiana registrata a livello europeo come agenzia di rating, in Italia sono oltre 24.000 le imprese ad avere un rating che ricade nelle classi di eccellenza, da A1 ad A4. Tra queste, circa 2.500 hanno anche un fatturato superiore ai 50 milioni di Euro, ovvero una dimensione che consente generalmente di avere elevati livelli di innovazione tecnologica, di prodotti e di mercati.
Analizzando, nello specifico, la situazione della Puglia, si può evidenziare come la regione adriatica si colloca all’undicesimo posto in questa speciale classifica (sul podio Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) con 500 imprese Top Performer (pari al 2,08% del totale nazionale) e un coefficiente di penetrazione (calcolato come rapporto tra la percentuale di imprese Top Performer e la percentuale di imprese attive sul territorio) pari a 0,42 (leggermente superiore allo 0,40 del Sud-Isole).
In provincia di Bari, in particolare, sono 298 le imprese ad essere state classificate come eccellenti, con una quota dell1,24% sul totale nazionale e un coefficiente di penetrazione pari a 0,58. Di queste 23 hanno anche un fatturato superiore ai 50 milioni di Euro.
Tra le altre province pugliesi, Brindisi vanta 38 imprese Top Performer (con un coefficiente pari a 0,35), Foggia 57 (0,30), Lecce 47 (0,24) e Taranto 60 (0,35).
“Queste imprese classificate come eccellenti possono essere considerate dei veri e propri ‘campioni‘ del tessuto economico e produttivo, quindi con caratteristiche strutturali e manageriali di tutto rispetto pur in un contesto di generale debolezza dello scenario economico – ha sottolineato nel corso della presentazione dello studio Francesco Grande, Direttore Offering & Marketing di CRIF Credit Rating Agency – Alla luce di questo, se solo ne fossero consapevoli, potrebbero qualificarsi agevolmente sui mercati di capitali ma anche di fronte a equities, partners, clienti e fornitori, sia locali che internazionali, a prescindere dal rischio paese che probabilmente oggi le penalizza“.
Bisogna infatti considerare che oggi solo poco più di 200 società italiane sono quotate alla Borsa di Milano e che sono solamente 9 i fondi specializzati negli investimenti su PMI domestiche rispetto, ad esempio, ai 57 presenti in Germania e ai 61 della Francia.
In più, le nostre imprese sovente si caratterizzano per dimensioni ridotte e una capitalizzazione non sempre adeguata. Le distanze che ci separano dall’Europa sono ancora rilevanti, e nel Sud in maniera particolare sarebbe auspicabile una decisa inversione di tendenza da parte degli imprenditori, che per lo meno nei casi delle aziende performanti, dovrebbero maggiormente concentrarsi sulla propria capacità di fare impresa e di essere collettore di patrimonio e di possibilità di sviluppo sui mercati di capitali.

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