Secondo uno studio realizzato dalla CRIF, la prima
società italiana registrata a livello europeo come agenzia di rating, in
Italia sono oltre 24.000 le imprese ad avere un rating che ricade nelle classi
di eccellenza, da A1 ad A4. Tra queste, circa 2.500 hanno anche un fatturato
superiore ai 50 milioni di Euro, ovvero una dimensione che consente
generalmente di avere elevati livelli di innovazione tecnologica, di prodotti e
di mercati.
Analizzando, nello specifico, la situazione della Puglia, si può
evidenziare come la regione adriatica si colloca all’undicesimo
posto in questa speciale classifica (sul podio Lombardia, Veneto ed Emilia
Romagna) con 500 imprese Top Performer (pari al 2,08% del totale nazionale) e
un coefficiente di penetrazione (calcolato come rapporto tra la percentuale di
imprese Top Performer e la percentuale di imprese attive sul territorio) pari a
0,42 (leggermente superiore allo 0,40 del Sud-Isole).
In provincia di Bari,
in particolare, sono 298 le imprese ad essere state classificate come
eccellenti, con una quota dell’1,24% sul totale nazionale e un coefficiente di penetrazione pari a 0,58. Di queste
23 hanno anche un fatturato superiore ai 50 milioni di Euro.
Tra le altre
province pugliesi, Brindisi vanta 38 imprese Top Performer (con un coefficiente
pari a 0,35), Foggia 57 (0,30), Lecce 47 (0,24) e Taranto 60 (0,35).
“Queste imprese classificate come eccellenti possono
essere considerate dei veri e propri ‘campioni‘ del tessuto economico e
produttivo, quindi con caratteristiche strutturali e manageriali di tutto
rispetto pur in un contesto di generale debolezza dello scenario economico – ha
sottolineato nel corso della presentazione dello studio Francesco Grande,
Direttore Offering & Marketing di CRIF Credit Rating Agency – Alla luce di
questo, se solo ne fossero consapevoli, potrebbero qualificarsi agevolmente sui
mercati di capitali ma anche di fronte a equities, partners, clienti e
fornitori, sia locali che internazionali, a prescindere dal rischio paese che
probabilmente oggi le penalizza“.
Bisogna infatti considerare che oggi solo poco
più di 200 società italiane sono quotate alla Borsa di Milano e che sono solamente
9 i fondi specializzati negli investimenti su PMI domestiche rispetto, ad
esempio, ai 57 presenti in Germania e ai 61 della Francia.
In più, le nostre imprese sovente si
caratterizzano per dimensioni ridotte e una capitalizzazione non sempre
adeguata. Le distanze che ci separano dall’Europa sono ancora rilevanti, e nel
Sud in maniera particolare sarebbe auspicabile una decisa inversione di
tendenza da parte degli imprenditori, che per lo meno nei casi delle aziende
performanti, dovrebbero maggiormente concentrarsi sulla propria capacità di
fare impresa e di essere collettore di patrimonio e di possibilità di sviluppo
sui mercati di capitali.

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