Gianfranco Fini, leader di Fli |
In politica i vuoti
sono fatti per essere colmati. Tutti gli istituti demoscopici, i sondaggi e le
attente analisi dei più bravi politologi confermano che vi sono attualmente 13
milioni di elettori del vecchio centrodestra (Pdl- Lega) in libera uscita. Praticamente
oltre la metà di chi ha votato alle ultime politiche per i due partiti di
Berlusconi e Bossi oggi non li rivoterebbe più. Questi elettori delusi dalla
lotte intestine nel centro destra, dalla dissoluzione del governo Berlusconi e
dalla mancanza di nuova offerta politica sono alla ricerca di una nuova
collocazione. Per questo Fini ha deciso di rilanciare Fli, il partito che più
di ogni altro è stato l’anticipatore della Terza Repubblica. Fini è stato lungimirante
nel comprendere, prima dei tanti giapponesi ancora presenti nel Pdl, che la nave
affondava e qualcuno si ostinava a suonare la musica come sul Titanic come se
nulla fosse.
Non a caso, quando
Fli è nata e quando i sondaggi le davano il massimo storico, l’8%, lo slogan
con cui iniziò quella difficile e ancora non conclusa avventura era “Il vero
centro destra”.
Non a caso, quando
Fini ha deciso di privilegiare il suo ruolo istituzionale, permettendo a tesi
minoritarie di comportarsi come se fossero le reali interpreti del pensiero
finiano e del comune sentire della stragrande maggioranza degli iscritti e del
popolo di Fini, il partito ha toccato i
minimi nei sondaggi, circa il 3%.
Poiché la storia è
ciclica Gianfranco Fini è richiamato a fare quello che fece nel giugno del 1991
quando il suo partito, all’epoca il Msi, alle regionali siciliane, proprio
perché alcuni immaginavano scenari “oltristi”, oltre destra e sinistra, fu
condotto da Rauti al 3%, minimo storico. Esattamente come oggi la situazione
sembrava disperata e la destra era a rischio estinzione nel Paese.
Rauti si dimise,
Fini tornò a occuparsi a tempo pieno del partito. Salvò il Msi alle politiche
dell’anno successivo e poi, con la svolta di Fiuggi, lo condusse prima in
doppia cifra e poi al governo dell’Italia. Sono passati venti anni e la storia,
come direbbe il filosofo Giambattista Vico, è fatta di “corsi e ricorsi storici”.
Fini non deve solo proporre 5 idee spiazzanti per tornare a scuotere l’opinione
pubblica, specie quella che votava il vecchio centrodestra. Deve fare quello
che fece con lui Giorgio Almirante. Scommettere ed investire su una nuova
classe dirigente, magari saltando una generazione. Anche qui tutti i recenti
sondaggi convengono su un dato preciso: gli italiani sarebbero disposti a
tornare a credere nei partiti, e non nella meteora Grillo, solo se questi
saranno in grado di rinnovarsi per rinnovare, svecchiando le loro classi
dirigenti. Non di partiti nuovi, quindi, ma di facce nuove ed energie fresche
nei partiti. Di questo hanno bisogno gli italiani oggi per ritrovare fiducia
nella politica.
Nessun commento:
Posta un commento