giovedì 7 giugno 2012

Fini ritorni quello dell'estate 1990 e punti sui giovani



Gianfranco Fini, leader di Fli
In politica i vuoti sono fatti per essere colmati. Tutti gli istituti demoscopici, i sondaggi e le attente analisi dei più bravi politologi confermano che vi sono attualmente 13 milioni di elettori del vecchio centrodestra (Pdl- Lega) in libera uscita. Praticamente oltre la metà di chi ha votato alle ultime politiche per i due partiti di Berlusconi e Bossi oggi non li rivoterebbe più. Questi elettori delusi dalla lotte intestine nel centro destra, dalla dissoluzione del governo Berlusconi e dalla mancanza di nuova offerta politica sono alla ricerca di una nuova collocazione. Per questo Fini ha deciso di rilanciare Fli, il partito che più di ogni altro è stato l’anticipatore della Terza Repubblica. Fini è stato lungimirante nel comprendere, prima dei tanti giapponesi ancora presenti nel Pdl, che la nave affondava e qualcuno si ostinava a suonare la musica come sul Titanic come se nulla fosse
Non a caso, quando Fli è nata e quando i sondaggi le davano il massimo storico, l’8%, lo slogan con cui iniziò quella difficile e ancora non conclusa avventura era “Il vero centro destra”.
Non a caso, quando Fini ha deciso di privilegiare il suo ruolo istituzionale, permettendo a tesi minoritarie di comportarsi come se fossero le reali interpreti del pensiero finiano e del comune sentire della stragrande maggioranza degli iscritti e del popolo di Fini,  il partito ha toccato i minimi nei sondaggi, circa il 3%.
Poiché la storia è ciclica Gianfranco Fini è richiamato a fare quello che fece nel giugno del 1991 quando il suo partito, all’epoca il Msi, alle regionali siciliane, proprio perché alcuni immaginavano scenari “oltristi”, oltre destra e sinistra, fu condotto da Rauti al 3%, minimo storico. Esattamente come oggi la situazione sembrava disperata e la destra era a rischio estinzione nel Paese.
Rauti si dimise, Fini tornò a occuparsi a tempo pieno del partito. Salvò il Msi alle politiche dell’anno successivo e poi, con la svolta di Fiuggi, lo condusse prima in doppia cifra e poi al governo dell’Italia. Sono passati venti anni e la storia, come direbbe il filosofo Giambattista Vico, è fatta di “corsi e ricorsi storici”. Fini non deve solo proporre 5 idee spiazzanti per tornare a scuotere l’opinione pubblica, specie quella che votava il vecchio centrodestra. Deve fare quello che fece con lui Giorgio Almirante. Scommettere ed investire su una nuova classe dirigente, magari saltando una generazione. Anche qui tutti i recenti sondaggi convengono su un dato preciso: gli italiani sarebbero disposti a tornare a credere nei partiti, e non nella meteora Grillo, solo se questi saranno in grado di rinnovarsi per rinnovare, svecchiando le loro classi dirigenti. Non di partiti nuovi, quindi, ma di facce nuove ed energie fresche nei partiti. Di questo hanno bisogno gli italiani oggi per ritrovare fiducia nella politica.

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