Francesco Ventola |
E’ questione di ore il tempo che ci attende per conoscere quale futuro sarà riservato alla Provincia di Barletta - Andria - Trani.
Fiducioso e positivo per natura, confido molto sul lavoro che anche in quest’ultima fase stiamo concertando su diversi tavoli per salvaguardare l’identità e l’infaticabile impegno di chi ha lungamente lavorato perché la Bat divenisse realtà.
Non può concepirsi il mio un impegno isolato o un mero interesse di “poltrona”, come l’antipolitica di moda - sentimento che pure comprendo ed in certa misura condivido - potrebbe intendere: il ruolo che rivesto si esaurirà comunque in termini ravvicinati alla scadenza naturale. Ciò che spinge me e molti altri è, invece, una attività doverosa tanto semplicemente e naturalmente avvertita, quanto fortemente e convintamente vissuta.
Al di là delle vicende che i partiti stanno riservando alla permanenza del Governo Monti, in ogni caso prossimo a conclusione, credo personalmente che l’esito più probabile sia un azzeramento del riordino delle Province per la palese incostituzionalità dei provvedimenti che lo hanno presupposto.
E’ questo l’orientamento, anche da me sostenuto in sede Upi (Unione Province Italiane), che ha trovato il pieno sostegno dei rappresentati del Popolo della Libertà ma anche di diversi rappresentati di altre forze politiche. Come sempre, purtroppo, la presunta unanimità sta scontando un certo opportunismo di taluni, del “si salvi chi può” o, peggio, del “mors tua, vita mea”, in un quadro nel quale gli aspetti economico-finanziari sovrastano ogni considerazione di principi e previsioni costituzionali e così via.
Fiducioso e positivo per natura, confido molto sul lavoro che anche in quest’ultima fase stiamo concertando su diversi tavoli per salvaguardare l’identità e l’infaticabile impegno di chi ha lungamente lavorato perché la Bat divenisse realtà.
Non può concepirsi il mio un impegno isolato o un mero interesse di “poltrona”, come l’antipolitica di moda - sentimento che pure comprendo ed in certa misura condivido - potrebbe intendere: il ruolo che rivesto si esaurirà comunque in termini ravvicinati alla scadenza naturale. Ciò che spinge me e molti altri è, invece, una attività doverosa tanto semplicemente e naturalmente avvertita, quanto fortemente e convintamente vissuta.
Al di là delle vicende che i partiti stanno riservando alla permanenza del Governo Monti, in ogni caso prossimo a conclusione, credo personalmente che l’esito più probabile sia un azzeramento del riordino delle Province per la palese incostituzionalità dei provvedimenti che lo hanno presupposto.
E’ questo l’orientamento, anche da me sostenuto in sede Upi (Unione Province Italiane), che ha trovato il pieno sostegno dei rappresentati del Popolo della Libertà ma anche di diversi rappresentati di altre forze politiche. Come sempre, purtroppo, la presunta unanimità sta scontando un certo opportunismo di taluni, del “si salvi chi può” o, peggio, del “mors tua, vita mea”, in un quadro nel quale gli aspetti economico-finanziari sovrastano ogni considerazione di principi e previsioni costituzionali e così via.
Se supereremo questa fase, grazie ad una presa di posizione politica o per eventi ancora più marcati legati alla caduta del Governo, non ne rimarrò pragmaticamente dispiaciuto, ovviamente, ma non ne sarò soddisfatto: non è accettabile che il nostro destino possa essere legato a forzature, agli umori del momento o agli esiti occasionali di una fase convulsa.
Il tema, infatti, non può essere questa Provincia si o quella Provincia no, quanto, invece, Province si o Province no!
Se abbiamo sempre creduto nel lavoro svolto dai nostri padri costituenti, dobbiamo credere nell’assetto costituzionale dato allo Stato ed al sistema delle Autonomie Locali.
E’ vero, però, che il quadro è cambiato ed è perciò necessario ridiscutere tutto anzi, è urgente provvedervi con una sorta di nuova costituente. Bisogna farlo subito e profondamente per adeguarsi alle nuove esigenze, che sono tantissime.
Per questo personalmente non mi convince affatto ciò che mi sembra solo fumo negli occhi, una riforma molto parziale, inutile e dannosa, che aggiunge confusione e complicazione, smembra territori, assembla culture, tradizioni ed ambizioni differenti e tanto altro; con quali risultati, poi?
I costituenti del dopoguerra avevano attribuito allo Stato ed alle Regioni il potere legislativo; a queste ultime, anche una funzione di ente di programmazione che delegasse molte materie alla gestione degli eni locali minori. Perciò, a Provincie e Comuni la potestà amministrativa.
Anche la comunità europea, in seguito, ha creduto molto nei principio di sussidiarietà, adeguatezza e prossimità, nell’affidare ai soggetti più vicini alle rispettive comunità il compito di gestire servizi ed attività, con l’obiettivo di avvicinare al massimo possibile il fornitore al fruitore, facilitando i compiti di controllo “politico” e “responsabilità”.
Per queste ragioni, e grazie alla mia esperienza di Sindaco acquisita sul campo per dieci anni, mi ha contrariato molto quanto fatto dalla Regione Puglia, o meglio non fatto, a tutela di tutte le comunità provinciali pugliesi. Le Province vanno tutelate e potenziate delegando loro compiti aggiuntivi a quelli già svolti ed alla funzione di salvaguardia e rappresentanza dei territori che condividono specificità ed ambizioni. Del resto, basterebbe l’esempio concreto in materia sanitaria dei bassissimi indici consolidatisi nel tempo, del rapporto posti letto per abitanti della nostra Asl Bt, per capire quanto il territorio abbia subito durante la sua sudditanza all’interno del precedente assetto provinciale.
Privilegiando il ruolo dei Comuni, soprattutto, e le funzioni delle Provincie per tutto ciò che richiede un più alto ed efficiente livello di attività, le Regioni dovrebbero alleggerirsi di molto, non più ingestibili pachidermi in cui accrescono organismi paralleli e soggetti pubblico-privati fuori controllo. La riduzione numerica massiccia di tutti i livelli degli organi elettivi, dovrebbe infine andare a beneficio proprio della rappresentanza di chi, eletto direttamente dal popolo, ne interpreta i sentimenti e ne da conto.
E’ questo ciò che mi auguro avvenga, è su questo che mi auguro ci sarà ancora tempo di riflettere e convenire.
Il tema, infatti, non può essere questa Provincia si o quella Provincia no, quanto, invece, Province si o Province no!
Se abbiamo sempre creduto nel lavoro svolto dai nostri padri costituenti, dobbiamo credere nell’assetto costituzionale dato allo Stato ed al sistema delle Autonomie Locali.
E’ vero, però, che il quadro è cambiato ed è perciò necessario ridiscutere tutto anzi, è urgente provvedervi con una sorta di nuova costituente. Bisogna farlo subito e profondamente per adeguarsi alle nuove esigenze, che sono tantissime.
Per questo personalmente non mi convince affatto ciò che mi sembra solo fumo negli occhi, una riforma molto parziale, inutile e dannosa, che aggiunge confusione e complicazione, smembra territori, assembla culture, tradizioni ed ambizioni differenti e tanto altro; con quali risultati, poi?
I costituenti del dopoguerra avevano attribuito allo Stato ed alle Regioni il potere legislativo; a queste ultime, anche una funzione di ente di programmazione che delegasse molte materie alla gestione degli eni locali minori. Perciò, a Provincie e Comuni la potestà amministrativa.
Anche la comunità europea, in seguito, ha creduto molto nei principio di sussidiarietà, adeguatezza e prossimità, nell’affidare ai soggetti più vicini alle rispettive comunità il compito di gestire servizi ed attività, con l’obiettivo di avvicinare al massimo possibile il fornitore al fruitore, facilitando i compiti di controllo “politico” e “responsabilità”.
Per queste ragioni, e grazie alla mia esperienza di Sindaco acquisita sul campo per dieci anni, mi ha contrariato molto quanto fatto dalla Regione Puglia, o meglio non fatto, a tutela di tutte le comunità provinciali pugliesi. Le Province vanno tutelate e potenziate delegando loro compiti aggiuntivi a quelli già svolti ed alla funzione di salvaguardia e rappresentanza dei territori che condividono specificità ed ambizioni. Del resto, basterebbe l’esempio concreto in materia sanitaria dei bassissimi indici consolidatisi nel tempo, del rapporto posti letto per abitanti della nostra Asl Bt, per capire quanto il territorio abbia subito durante la sua sudditanza all’interno del precedente assetto provinciale.
Privilegiando il ruolo dei Comuni, soprattutto, e le funzioni delle Provincie per tutto ciò che richiede un più alto ed efficiente livello di attività, le Regioni dovrebbero alleggerirsi di molto, non più ingestibili pachidermi in cui accrescono organismi paralleli e soggetti pubblico-privati fuori controllo. La riduzione numerica massiccia di tutti i livelli degli organi elettivi, dovrebbe infine andare a beneficio proprio della rappresentanza di chi, eletto direttamente dal popolo, ne interpreta i sentimenti e ne da conto.
E’ questo ciò che mi auguro avvenga, è su questo che mi auguro ci sarà ancora tempo di riflettere e convenire.
di Francesco Ventola
Presidente della Provincia Bat
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