I vertici della Cia di Taranto: Passeri, Spagnuolo e Rubino |
Soppressione? Unione? Fusione? Il futuro delle Provincie pugliesi è ancora incerto. Nulla è ancora stato scritto, ma sembra chiaro che si sta andando verso una grande Provincia salentina che comprenda Lecce, Brindisi e Taranto.
Critiche a questa ipotesi, intanto, sono arrivate dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) di Taranto, che prende posizione rispetto alla situazione che si sta determinando con il previsto accorpamento delle Province.
La Cia ritiene assurda l’ipotesi che territori della provincia di Taranto possano essere forzatamente accorpati a quella di Lecce; si tratta in alcuni casi di aree che distano centinaia di chilometri (vedi Ginosa e Otranto) e comprendono realtà sociali ed economiche totalmente differenti e non assimilabili, né unitariamente governabili.
“Ancora una volta – si legge in una nota del Presidente Nicola Spagnuolo - siamo di fronte a decisioni assunte senza conoscere la realtà, letteralmente calate sulla testa delle popolazioni e delle imprese con l’alibi (e lo specchietto delle allodole) della riduzione della spesa. Va però osservato che, alla miopia del Governo centrale, è corrisposta la limitatezza culturale e politica dei nostri rappresentanti istituzionali: tutto il chiacchiericcio si è svolto al chiuso delle sedi di Provincia e Comuni: a nessuno è venuto in mente di coinvolgere le associazioni e le imprese, comprese quelle del settore agricolo. Eppure sono per esempio numerose le imprese agricole che hanno progettato e investito, sperimentando nuove cultivar, nuovi sistemi di coltivazione dei prodotti, nuove tecnologie e nuove conoscenze. Queste imprese hanno investito in proprio sull’innovazione e la diversificazione delle produzioni, legandole alla tipicità e alle bellezze del marchio “provincia di Taranto”. Si tratta di investimenti e decisioni d’impresa volte peraltro a tentare di dare un futuro e una speranza a un territorio drammaticamente marchiato dalla vicenda “Ilva” (per la quale le imprese agricole stanno pagando un prezzo incalcolabile)”.
Secondo la Cia la riduzione dei costi con cui è stato giustificato il forzato accorpamento di aree e territori è solo illusoria: “questa scelta avrà, invece, pesanti aggravi di spese, conseguenze sulla funzionalità degli enti locali e sulle loro effettive capacità operative in favore di territori, cittadini e imprese”. D’altro canto, sottolinea la CIA, “limitare la protesta alla sola questione della scelta del capoluogo costituisce un pericoloso e fuorviante abbaglio: le questioni fondamentali attengono invece - secondo l’organizzazione degli agricoltori - alla effettiva capacità di Provincia e Comuni di svolgere in modo adeguato le rispettive funzioni, nonché alle concrete risorse finanziarie a loro disposizione. Averne decurtato d’improvviso trasferimenti e disponibilità finanziarie costituisce un sotterraneo e subdolo modo di svuotarne le funzioni e porle nell’impossibilità di operare. Peraltro - sottolinea la CIA - non è nemmeno ipotizzabile trasferire funzioni e oneri ai già sofferenti e asfissiati Comuni”.
Con il nuovo quadro normativo imposto dal Governo nazionale, le Province perdono anche la possibilità di programmare e progettare interventi di sviluppo del proprio territorio, ricerca di nuovi mercati e canali di commercializzazione a favore delle proprie produzioni: tornano a essere le Amministrazioni provinciali di un secolo fa, ossia minuscoli enti derivati di uno spilorcio e distratto Stato centralista.
“Per non dire poi della Camera di Commercio di Taranto, sintesi della nostra identità collettiva di produttori e fiore all'occhiello nel sistema camerale italiano, poiché ha saputo tradurre l’esigenza innovativa che il mondo economico e quello sociale manifestavano, fornendo servizi avanzati per le piccole e medie imprese”.
“La nostra provincia –conclude Spagnuolo- ha bisogno di uno scatto di orgoglio, una comprensione della esatta posta in gioco e degli effetti devastanti derivanti al nostro territorio da logiche che ricordano le astratte linee tracciate sulla carta da annoiati giocatori alla battaglia dei soldatini”.
Critiche a questa ipotesi, intanto, sono arrivate dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) di Taranto, che prende posizione rispetto alla situazione che si sta determinando con il previsto accorpamento delle Province.
La Cia ritiene assurda l’ipotesi che territori della provincia di Taranto possano essere forzatamente accorpati a quella di Lecce; si tratta in alcuni casi di aree che distano centinaia di chilometri (vedi Ginosa e Otranto) e comprendono realtà sociali ed economiche totalmente differenti e non assimilabili, né unitariamente governabili.
“Ancora una volta – si legge in una nota del Presidente Nicola Spagnuolo - siamo di fronte a decisioni assunte senza conoscere la realtà, letteralmente calate sulla testa delle popolazioni e delle imprese con l’alibi (e lo specchietto delle allodole) della riduzione della spesa. Va però osservato che, alla miopia del Governo centrale, è corrisposta la limitatezza culturale e politica dei nostri rappresentanti istituzionali: tutto il chiacchiericcio si è svolto al chiuso delle sedi di Provincia e Comuni: a nessuno è venuto in mente di coinvolgere le associazioni e le imprese, comprese quelle del settore agricolo. Eppure sono per esempio numerose le imprese agricole che hanno progettato e investito, sperimentando nuove cultivar, nuovi sistemi di coltivazione dei prodotti, nuove tecnologie e nuove conoscenze. Queste imprese hanno investito in proprio sull’innovazione e la diversificazione delle produzioni, legandole alla tipicità e alle bellezze del marchio “provincia di Taranto”. Si tratta di investimenti e decisioni d’impresa volte peraltro a tentare di dare un futuro e una speranza a un territorio drammaticamente marchiato dalla vicenda “Ilva” (per la quale le imprese agricole stanno pagando un prezzo incalcolabile)”.
Secondo la Cia la riduzione dei costi con cui è stato giustificato il forzato accorpamento di aree e territori è solo illusoria: “questa scelta avrà, invece, pesanti aggravi di spese, conseguenze sulla funzionalità degli enti locali e sulle loro effettive capacità operative in favore di territori, cittadini e imprese”. D’altro canto, sottolinea la CIA, “limitare la protesta alla sola questione della scelta del capoluogo costituisce un pericoloso e fuorviante abbaglio: le questioni fondamentali attengono invece - secondo l’organizzazione degli agricoltori - alla effettiva capacità di Provincia e Comuni di svolgere in modo adeguato le rispettive funzioni, nonché alle concrete risorse finanziarie a loro disposizione. Averne decurtato d’improvviso trasferimenti e disponibilità finanziarie costituisce un sotterraneo e subdolo modo di svuotarne le funzioni e porle nell’impossibilità di operare. Peraltro - sottolinea la CIA - non è nemmeno ipotizzabile trasferire funzioni e oneri ai già sofferenti e asfissiati Comuni”.
Con il nuovo quadro normativo imposto dal Governo nazionale, le Province perdono anche la possibilità di programmare e progettare interventi di sviluppo del proprio territorio, ricerca di nuovi mercati e canali di commercializzazione a favore delle proprie produzioni: tornano a essere le Amministrazioni provinciali di un secolo fa, ossia minuscoli enti derivati di uno spilorcio e distratto Stato centralista.
“Per non dire poi della Camera di Commercio di Taranto, sintesi della nostra identità collettiva di produttori e fiore all'occhiello nel sistema camerale italiano, poiché ha saputo tradurre l’esigenza innovativa che il mondo economico e quello sociale manifestavano, fornendo servizi avanzati per le piccole e medie imprese”.
“La nostra provincia –conclude Spagnuolo- ha bisogno di uno scatto di orgoglio, una comprensione della esatta posta in gioco e degli effetti devastanti derivanti al nostro territorio da logiche che ricordano le astratte linee tracciate sulla carta da annoiati giocatori alla battaglia dei soldatini”.
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