Un momento del convegno di questa mattina alla CCIAA di Bari |
Una regione, la
Puglia , che
soprattutto nell’industria e un po’ meno nei servizi, ha saputo reagire alle
difficoltà della crisi contenendo gli effetti negativi e che, nelle province
Bari e Bat, ha a fatto registrare le performance migliori.
E’ il dato generale sullo stato dell’economia pugliese emerso
stamani nella giornata di studio “TERRA DI BARI E BAT: RISORSA PER IL PAESE”
fra crisi e opportunità (2008-11), promossa ed ospitata dalla Camera di
Commercio di Bari. Si è trattato della prima azione realizzata
dall’Osservatorio congiunturale dell’Economia, costituito nei mesi scorsi dall’ente
camerale barese, come ha evidenziato il vice presidente della Camera di
Commercio di Bari, Pino Riccardi, con
l’obiettivo si svolgere una costante e puntuale ricognizione dello stato di
salute dell’economia delle Terra di Bari e Bat.
Al centro della giornata, moderata dal giornalista Felice De Sanctis, cui hanno
partecipato anche il vice presidente della Regione Puglia, Loredana Capone, il presidente della provincia Bat Francesco Ventola e l’assessore alle
Attività Produttive della Provincia di Bari, Onofrio Resta, e il presidente della Confartigianato Puglia, Francesco Sgherza, nonché imprenditori, studenti e rappresentanti
delle associazioni di categoria, la diffusione dei risultati dell’indagine “L'evoluzione
dell’Economia provinciale fra 2008 e 2011: PMI, manifattura e servizi”. La Camera di Commercio di Bari
l’ha commissionata al prof. Raffale
Brancati, economista, autore di numerosi saggi, e presidente dell’istituto
di ricerca MET (Monitoraggio Economia e
Territorio) e docente di Economia monetaria presso l’Università di Perugia.
“L’analisi dei dati
raccolti attraverso le interviste alle aziende – ha detto in apertura il
presidente dell’ente barese promotore, Alessandro
Ambrosi - consentirà di servirsi di quei dati, positivi o negativi che
siano, per seminare un cambiamento possibile, e per seminare intendo anche
programmare interventi, azioni e politiche, e talvolta se necessario invertendo
la rotta di scelte già fatte e che magari non hanno funzionato, come
imprenditori ma anche amministratori”.
“Un modo eccellente –
ha confermato nel suo intervento Loredana Capone, vice presidente della Regione
Puglia – per mettere in cantiere strategie di medio-lungo periodo, evitando di
andare avanti per misure d’emergenza e per dare al Pil regionale un significato
concreto connesso alla produzione del benessere per tutti, grazie al contributo
della ricerca e dell’innovazione”.
Il metodo e il campione
La peculiarità
dell’analisi presentata da Brancati è quella di essere un’indagine sul campo. A
parlare, per delineare lo scenario dal 2008 al 2011 e primi mesi del 2012, non
sono solo le statistiche ma soprattutto le stesse aziende e i loro bilanci, in tutte le classi dimensionali: 25mila
interviste, 1.275 in
Puglia di cui 568 nelle province di Bari-BAT, un panel di oltre 13mila imprese
scelte in modo da preservare la rappresentatività aggregata e dei dettagli
dimensionali e regionali. Una Puglia, e un territorio quello della Bari e Bat
al 9° posto in Italia per ricchezza prodotta, come ha evidenziato il prof. Federico Pirro, docente di Storia
dell’Industria presso l’Università Aldo Moro di Bari, che vanta la quinta
Camera di Commercio in Italia per numero di aziende iscritte, che ospita 28
multinazionali, 3 Università, due grosse banche popolari, e soprattutto un
ricco ed intraprendente tessuto di micro, piccole e medie imprese che ha una
notevole capacità di resistenza nonostante le avversità del mercato.
Dallo studio di
Brancati emerge che i tre fattori chiave per il dinamismo imprenditoriale,
fortemente interconnessi tra loro, si confermano l’Innovazione, la Ricerca e
l’Internazionalizzazione.
Il dato più sorprendente
Brancati non ha dubbi
quanto cita il dato più sorprendente che emerge dal suo studio, che definire
paradossale non è un eufemismo: “In Puglia oltre il 68,5% delle imprese che
operano sui mercati esteri è costituito da quelle aziende che hanno investito
di più in ricerca e sviluppo e il 68% che ha introdotto innovazioni di
prodotto. Ancora più estremizzata appare la relazione nell’area Bari-BAT dove
le concentrazioni arrivano a superare il 71%. Ebbene queste imprese sono le
stesse che hanno reagito meglio alla crisi, in termini di fatturato e di
prospettive di sviluppo. Ma allo stesso tempo sono le stesse che non hanno
avuto alcun sostegno dagli istituti di credito. Le banche vedono gli
investimenti in ricerca come assai rischiosi. Quindi tutto quello che le
imprese hanno fatto nella ricerca è stato possibile grazie agli investimenti
propri o alle sovvenzioni pubbliche”.
Gli aspetti finanziari
In Puglia
l’autofinanziamento è stato del 54,7% e forme di indebitamento a breve termine
e maggior frequenza di forme di indebitamento a medio – lungo termine, aumenti
di capitale sociale (1,1%), contratti di leasing e agevolazioni pubbliche
(7,3%).
Per
quando concerne l’indebitamento delle imprese l’ultimo biennio ha portato una
riduzione complessiva. La leva finanziaria tra il 2008 e il 2010 si è infatti
ridotta di più del 2%. Dinamiche analoghe si registrano in Puglia nel settore
Industria dove la leva finanziaria tra il 2008 e il 2010 si è ridotta,
nonostante l’inversione nel biennio successivo, di oltre il 3%; nel settore dei
Servizi, invece, si riscontra una leggera crescita (0,33%).
“Ancora
una volta – ha detto Brancati - sia a livello aggregato che di dettaglio
regionale è possibile riscontrare una maggior riduzione della leva finanziaria
tra il 2008 e il 2010 per le imprese più dinamiche. La maggior parte delle
imprese che svolge R&S, effettua investimenti, introduce innovazioni di
prodotto ed è attiva sui mercati internazionali, ha subito in media una
riduzione sistematicamente più accentuata dell’indebitamento”.
Il 59,7%
delle imprese italiane con internazionalizzazione complessa ha ridotto la leva
nel periodo 2008-2010, in
Puglia il 64%.
Gli aiuti pubblici
Per quanto concerne gli aiuti pubblici è stato
detto che stante il maggior razionamento
per questi ultimi (passando a livello nazionale
dall’8,6% al 2,8% e che vede in Puglia nel biennio 2008-2009 la percentuale di
imprese più che dimezzarsi per poi continuare a decrescere nell’ultimo triennio
attestandosi al 2%) le
agevolazioni, sebbene la diffusione degli aiuti pubblici abbia subito una forte
flessione, sono state in grado di selezionare le imprese effettivamente più
meritevoli.
Al netto delle risorse relative al sostegno del settore
aeronautico e aerospaziale le risorse
complessivamente erogate in Puglia nel periodo 2002-2010 sono passate da 871 a 208 milioni, con un
calo del 76%, una riduzione da attribuire all’andamento delle risorse
del governo centrale: le agevolazioni nazionali si sono infatti ridotte
dell’80%, passando da 863 a
173 milioni di euro, a fronte di un -73% circa registrato sulla media relativa
a tutte le regioni.
Il
risultato più interessante che ha riguardato gli anni recenti, e accomuna la Puglia alle altre regioni
meridionali, è il notevole incremento che hanno fatto registrare alcune misure
rivolte al sostegno delle attività di ricerca e innovazione. Sono infatti
aumentate in maniera sostenuta le risorse spese attraverso il Fondo
Agevolazioni per la Ricerca
(FAR) e i PIA Innovazione: le erogazioni del FAR sono infatti passate da meno
di 2 milioni nel 2002 a
83 Meuro nell’ultimo biennio; anche le risorse dei PIA Innovazione sono
cresciute a ritmo sostenuto erogando circa 15 milioni tra il 2009 e il 2010.
Per
quanto riguarda le misure gestite a livello regionale i Contratti di Programma
previsti dalla misura 4.18 del POR 2000-2006 e i Pacchetti Integrati di
Agevolazioni (misura 4.1d) hanno rappresentato di gran lunga i principali
strumenti regionali, con importi erogati pari rispettivamente a 125 e 68
milioni tra il 2002 e il 2010.
Non più
quindi erogazioni “generaliste”, volte cioè al mero sostegno degli investimenti
senza particolari qualificazioni, a favore di un incremento ancor più marcato
del sostegno alla Ricerca e all’Innovazione e di quello rivolto alla nascita di
nuove imprese, con uno sforzo significativo per favorire l’accesso al credito.
di Annalisa Tatarella
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