mercoledì 24 ottobre 2012

Il movente che non si legge

Le amiche di Carmela Petrucci, la diciassettenne palermitana uccisa per difendere la sorella Lucia dalle intenzioni omicide (confessate ), del suo ex fidanzato, hanno paura di amare. 
Come biasimarle, la loro amica modello ha chiuso gli occhi per sempre dopo esser stata accoltellata alla gola. 
Carmela ha voluto proteggere sua sorella maggiore e ci e' riuscita. Essere fratelli e sorelle significa questo.Proteggere da cosa? Dal male di chi ancora non si e' nemmeno pentito.
Che dolore, che rabbia, che indignazione.
No, le ragazze di Palermo non sono sole; tutte noi abbiamo paura di amare e di incontrare il nemico sotto casa, al tavolo di un bar, in discoteca, in libreria, dentro una chat .
Anche noi piangiamo la morte di Carmela e preghiamo per la vita di Lucia.
Gridiamo basta alla violenza sulle donne e ai femminicidi, ci arrabbiamo con le leggi e con i poteri forti affinché ci tutelino maggiormente, condanniamo i giudici quando gli assassini tornano in libertà troppo presto o non vanno in galera perché incapaci di intendere e volere.
Gridiamo vendetta, spesso, che Dio ci perdoni e ci comprenda.
Le vittime sono troppe, la paura sale, l' amore si ferma.
Siamo diffidenti, deluse, terrorizzate, scioccate, arrabbiate.
Tante donne amano uomini che le odiano e per questo muoiono.
Eppure, quando una donna perde la vita per mano della malvagità maschile, ancora si parla di delitto passionale. "Delitto"perché una persona ha smesso di respirare, "passionale"perché quello e' il movente. ( secondo coloro che così lo intendono ). 
Carmela Petrucci
La passione uccide, in pratica. Un bambino, un adolescente e una persona che si informa poco la leggerebbero così .
A me la passione, senza andare a spiarla sul dizionario, mi fa venir in mente un sentimento bello con cui si muove l' amore, non un assassino.
Chiamiamo le cose per nome e non confondiamo le nuove generazioni che con la chiarezza hanno già un brutto rapporto. 
Chi uccide la donna che dice di aver amato, senza nemmeno pentirsi, non e' innamorato. E' da ricoverare urgentemente in un istituto psichiatrico o da rinchiudere in galera, a seconda del soggetto e dei referti medici psichiatrici.
No, chi uccide e' incapace di amare. Bisogna smettere di parlare di passione nel delitto. 
Quello che muove un assassino non e' la passione e nemmeno l' amore. E' un raptus di follia, di gelosia che non hanno nulla a che fare con il piacere, il benessere, la sensazione di pienezza propri di un sentimento sano e puro..
L' amore, quello vero intendo, non provoca morte, ma la salvezza.
Sono pazza a pensarlo, dirlo e, addirittura, a scriverlo? No, i pazzi sono quelli che intendono l' amore come una semplice esternazione di un sentimento che culla numerose altre forme, gelosia e ossessione comprese. 
Attenzione, in tal modo, si finisce per accettare il male considerandolo parte di un amore, anche se malato. Già, quello di Samuele Caruso, in molti, lo hanno definito "amore malato". 
L' amore guarisce, non ammala. 
Non confondete, non offendete il motore della vita. Sono millenni che scrittori, poeti, artisti definiscono l' amore. Con esso hanno generato opere che ancora si studiano a scuola, che tentiamo di imitare, che speriamo di ispirare o di ricevere.
Quando apprendo di donne uccise dalla passione o da un amore malato, perché' questo e' il messaggio che arriva ai lettori, mi sembra di leggere bestialità' che ben incorniciano quella da cui nascono. 
Chi sceglie di attribuire al delitto una passione e non una follia, mi sembra a dir poco confuso e incapace di distinguere il bene dal male, cosa che persino i bambini sanno fare. Perdonatemi, ma siete imperdonabili.
Carla e' morta, e tante altre prima di lei sono state uccise con lo stesso movente: l' odio.
A renderle eterne e' l' amore. Di tutti noi.
di Annalisa Tatarella

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