Coldiretti:
“Con la crisi quasi un italiano su tre ha ridotto, rinunciato o rimandato
l’acquisto dell’auto per risparmiare a favore della spesa per i figli e per la
tavola”.
Acea:
“In agosto il calo delle vendite nel mercato automobilistico nei paesi dell’UE
è calato dell’8,5%. L’Italia, nello stesso mese, ha avuto un calo delle
immatricolazioni del 21% ed anche la vendita delle macchine Fiat in Europa è
calata del 17,7%”.
Sergio
Marchionne: “ La Fiat sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa”.
I
numeri, come sempre, parlano da soli. Il nostro paese poco meno di un anno fa
era sull’orlo del fallimento. L’euro, l’UE and Co. stanno tutt’ora cercando una
via per uscire dalla crisi finanziaria, economica, politica e d’immagine che li
perseguita da due anni. Ma i cittadini europei possono realmente pensare di
spendere i loro soldi nell’acquisto di una nuova autovettura oggigiorno? Non è
diversa la situazione per le altre aziende automobilistiche europee: la Ford ha
subito un calo delle vendite del 28%, la Opel ha già annunciato 8.000
licenziamenti. Il gruppo Volkswagen rimane l’unico che continua ad accelerare -
+1,6% nelle vendite- ma i motivi sono
altri.
Nessuno
vorrebbe vedere un’Italia senza gli stabilimenti di Mirafiori, Cassino,
Pomigliano, come nessuno avrebbe voluto vedere un’Italia senza la sua compagnia
aerea di bandiera, l’Alitalia. Ma i tempi sono cambiati. Bisogna assecondare
l’andamento del mercato e quest’ultimo parla chiaro: In Brasile la Fiat produce
il 60% in più di veicoli rispetto all’Italia avendo il 60% in meno di
dipendenti. In Polonia la fabbrica di Tychy ha sfornato all’incirca lo stesso
numero di vetture prodotte da cinque stabilimenti italiani con la differenza
che la forza lavoro era inferiore di tre quarti. Grazie anche al successo ottenuto in nord
America, il gruppo Fiat è diventato il quarto mercato automobilistico del mondo
scavalcando la Germania.
Il
progetto “Fabbrica Italia” non è più realizzabile, come forse molti altri
progetti di altrettante aziende italiane ed europee, e non penso che la Fiat
abbia “preso in giro l’Italia”, come ha dichiarato la leader della Cgil
Camusso, perché in tempo di crisi molto spesso le cose vanno riviste e
riadattate alle “rivoluzioni giornaliere” a cui il mercato ci sta
abituando. Marchionne ha assicurato che
“non molla” affinché possano essere mantenute le fabbriche sul territorio del
nostro Paese, anche se, riportando le sue parole: “ Chi se la sentirebbe di
investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non
soltanto di non guadagnare un euro, ma addirittura di non recuperare i soldi investiti?”
di Sveva Biocca
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